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Eyes Wide Shut Anno: 1999 Regista: Stanley Kubrick; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 01-09-1999
Eyes Wide
Open
Occhi ben aperti, ma nello stesso tempo chiusi.
Gli
occhi di Lolita, dietro uno scurissimo paio di occhiali da sole a forma
di cuore. Gli occhi del feto astrale di "2001: Odissea nello spazio",
aperti
sul nulla. L'occhio di Alex, inquietante, pesantemente truccato,
quasi deformato.
Il cinema dello sguardo ha sempre avuto in Stanley
Kubrick uno dei suoi più
grandi cantori. Fino all'ultimo
ciak.
In "Eyes Wide Shut" egli, il demiurgo che ci parla da
decenni della
"condition humaine" con estrema lucidità
e disincanto, ci trasforma
in "voyeurs", l'incarnazione perfetta degli
occhi aperti e chiusi, contemporaneamente:
il voyeur guarda senza essere
visto, ha gli occhi ben aperti ma li finge chiusi.
Sbircia, come da
dietro una maschera. La sua mdp, moderno buco della serratura
in
movimento, si insinua lentamente ma inesorabilmente nel "chiuso"
di una coppia, ci apre uno spazio dove dovrebbero poter entrare solo
marito
e moglie. E - forse per la prima volta in tutta la sua carriera -
ci parla di
sentimenti "umani", di debolezze
"confessabili", di quell'amore
tra uomo e donna che puo' forse
arenarsi tra le secche del dubbio, della sfiducia,
della noia, della
menzogna, ma che è allo stesso tempo capace poi di
ripartire con
forza maggiore. L'uomo, l'essere umano, la bestia assetata di
sangue
votata inesorabilmente alla sconfitta se solo si arrende al sentimento
(esemplari, in questo senso, le parabole di Humbert Humbert e Lady Lyndon),
finalmente sembra vedere la luce alla fine del tunnel (o del
labirinto?). C'è
un futuro, finalmente, per un uomo ed una donna
che si amano, nel cinema di
Stanley Kubrick?
Ma gli elementi
anomali in "Eyes Wide Shut" non finiscono qui: per
la prima
volta, la sensazione che un romanzo, una novella, un racconto sia stato
riprodotto con estrema fedeltà è davvero forte. Da
un'intervista
rilasciata da Kubrick subito dopo l'uscita di
"Arancia meccanica",
nel 1972, apprendiamo che ha appena
acquistato i diritti sulla "Traumnovelle".
Un progetto che
aveva in cantiere da - almeno - più di vent'anni. Un
progetto che
lo ossessionava. Un progetto che - forse - altro non poteva essere
se
non il suo testamento.
Eyes definitely
shut
Eppure non manca nessuno dei suoi topoi: il tema del doppio
(marito e moglie
vivono esperienze opposte e speculari, un sogno che
sembra reale, una realtà
che sembra un sogno), quello
dell'ossessione, quello dei piani di realtà
che si intersecano
continuamente tra di loro, in un martellante gioco di specchi
e di
rimandi. Un Kubrick diverso, ma allo stesso tempo immediatamente
riconoscibile.
Quanto basta, se non di più, per sentirsi morire
un po' dentro, appena
partono i titoli di coda: molti sono gli occhi
arrossati, fuori dal Palagalileo
che ha ospitato l'anteprima europea di
"Eyes Wide Shut", film d'apertura
della 56a Mostra del cinema
di Venezia.
Tra il manipolo di marines che canta, grottescamente,
l'inno di Topolino e
Nicole Kidman-Alice-Albertine che confessa al
marito di amarlo sono passati
12 anni. Non so se siamo migliori,
rispetto ad allora, o più saggi. Sicuramente
siamo un po'
più poveri: uno degli ultimi geni di questo secolo, un uomo
che
ha saputo tenere gli occhi sempre ben aperti sulla realtà, ci ha
lasciati quest'anno, a pochi mesi dal volgere del millennio. I suoi occhi
ormai,
purtroppo, sono definitivamente chiusi.
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