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The game Anno: 1997 Regista: David Fincher; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 30-04-1998
Mercoledi' al cinema, al solito a 8000, compagnia diversa stavolta, sono
andata con un mio collega di Roma di passaggio per Bologna.
Cinema Metropolitan, uno dei piu' grandi e piu' belli di Bologna,
strapieno come quasi tutti i cinema di mercoledi'.
Cosa succede in questo film?
Nicholas Van Orton (Michael Douglas) e' un ricco impreditore, che vive
(da qualche anno, sembra) separato dalla moglie, e il cui padre si e'
suicidato quando lui era appena un ragazzino (curioso, alla stessa eta'
che ha Nicholas ora...). Il giorno del suo compleanno, il fratello
Conrad (Sean Penn) lo invita a pranzo in un lussuoso ristorante e qui
gli mette in mano, a mo' di regalo, uno strano cartocino, con sopra la
sigla CRS. Puo' essere qualsiasi cosa, una palestra, una clinica per
lifting, un bordello di altissimo bordo, un covo di testimoni di Geova o
di divulgatori di Scientology... Nicholas e' curioso, va a vedere, e da
quel giorno si ritrova senza capire bene ne' come ne' perche' al centro
di un gioco inquietante che sembra essere tagliato su misura per ogni
partecipante. Un gioco che non e' lui a cercare, ma dal quale e'
trovato, e dal quale sembra essere messo con le spalle al muro senza
alcuna possibilita' di uscita... della serie, sei in ballo, balla.
Devo ammettere che da David Fincher mi aspettavo di piu'. Mi e' piaciuto
tantissimo Seven, anche se perde nel finale. Mi sono piaciute le sue
atmosfere, la sua pioggia insistente, i suoi cupi risvolti psicologici.
Non mi e' piaciuto questo "The Game", che se perlomeno fosse finito
dieci minuti prima (non spoilero, ma chi l'ha visto penso possa capire a
quale momento del film alludo) sarebbe stato scontato, fors'anche
banale, ma dignitoso. Cosi', e' solo e semplicemente ridicolo. La
trovata del gioco, all'inizio indubbiamente geniale (anche se gia'
sfruttata da King nel bellissimo racconto "L'uomo in fuga"), si
sfilaccia col procedere delle inquadrature, e perde sempre piu' di
credibilita' fino al deludentissimo finale (Carlo, il mio collega,
Roberto, il mio fidanzato, ed io, abbiamo passato tutto il secondo tempo
a dirci: "speriamo che non finisca cosi'"... speranze vane...). Si
salva, indubbiamente, Sean Penn, bravissimo come al solito, mentre si
conferma ai miei occhi il solito attorucolo inespressivo ed
insignificante Michael Douglas, IMO uno dei peggiori attori americani
del momento.
Giudizio finale: da rimuovere il piu' presto possibile.
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