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Sesso e potere - Wag the dog
Anno: 1997
Regista: Barry Levinson;
Autore Recensione: Giampiero Frasca
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 27-04-1998


Potrebbe sembrare un instant movie (quei film, quasi sempre televisivi, che prendono lo spunto da fatti di cronaca recenti e ne sfruttano l’ondata emozionale), ma è solo un caso in cui la finzione anticipa, sostanzia ed arricchisce la nuda realtà dei fatt

Sesso e potere

Tit. or.: Wag the Dog. Regia: Barry Levinson. Dal romanzo: American Hero, di Harry Beinhart. Sceneggiatura: Hilary Henkin, David Mamet. Fotografia: Robert Richardson. Musica: Tom Bähler, Mark Knopfler. Scenografia: Wynn Thomas. Costumi: Rita Ryack. Montaggio: Stu Linder. Prodotto da: Robert De Niro, Barry Levinson, Jane Rosenthal. Cast: Dustin Hoffman (Stanley Motss), Robert De Niro .(Conrad Brean), Anne Heche .(Winifred Ames), Denis Leary (Fad King), Willie Nelson (Johnny Dean), Andrea Martin (Liz Butsky), Kirsten Dunst (Tracy Lime), William H. Macy (Mr. Young), Craig T. Nelson (Senator Neal), Suzie Plakson (Grace), John Michael Higgins (John Levy), Woody Harrelson (Sgt. William Schumann), Michael Belson (President), Suzanne Cryer (Amy Cain), Jason Cottle (A.D), David Koechner (Director), Harland Williams (Pet Wrangler), Sean Masterson (Bob Richardson). Produzione: Tribeca Productions / New Line Cinema / Punch Productions / Baltimore Pictures. Colore: Technicolor. Usa, 1997

Potrebbe sembrare un instant movie (quei film, quasi sempre televisivi, che prendono lo spunto da fatti di cronaca recenti e ne sfruttano l'ondata emozionale), ma è solo un caso in cui la finzione anticipa, sostanzia ed arricchisce la nuda realtà dei fatti. Wag the Dog (tradotto in un, come sempre, banale Sesso e potere, facendo perdere di fatto la gustosa metafora sul cane scodinzolante del titolo originale) è stato infatti tratto dal romanzo American Hero di Larry Beinhart, scritto diverso tempo prima del sexy-gate clintoniano con le varie Monica Lewinsky e Paula Jones; il film invece è stato fatto uscire durante la montante ondata di scandalo: anche in questo caso un presidente americano, in un eccesso ormonale, viene accusato di molestie da una guida scout alla vigilia delle elezioni in cui si gioca la nuova nomina. In realtà il riferimento della storia è direttamente connesso con la situazione negativa che vedeva soccombere George Bush nei sondaggi di quelle presidenziali in cui poi, effettivamente, venne sconfitto da Clinton. In questo caso, una specie di Mister Wolf (il personaggio che in Pulp Fiction "risolveva problemi"), Conrad Brean, esperto di manipolazione dei media, interpretato da Robert De Niro, ed un produttore cinematografico chiamato Stanley Motts (Dustin Hoffman), sono incaricati di far risollevare il disastrato indice di gradimento del Presidente. E lo fanno inscenando una guerra fittizia contro l'Albania ed il suo supposto arsenale nucleare, in modo da spostare l'interesse della pubblica opinione su un atto attraverso il quale risvegliare il suo esasperato sciovinismo, accantonando, dimenticandola, la notizia dell'abuso sessuale compiuto. Tutto il film ruota sul rilievo incondizionato che il pubblico americano accorda al mezzo televisivo, inteso come veicolo fondamentale di verità incontrovertibili nello stesso momento in cui un'immagine viene trasmessa e resa visibile alla massa. E se poi si infarciscono le false notizie diffuse di un po' di quel sano nazionalismo, di quella opulenta retorica formata da una miscela di eroismo, sani principi ed atavici valori democratici e libertari, ecco che la credulità della gente aumenta oltre ogni rilievo razionalmente critico. Sia l'illustre sceneggiatura del drammaturgo David Mamet che la traduzione visiva di Barry Levinson sottolineano in modo iperbolico quello che già a livello tematico si segnala per il tono grottesco ed ironicamente surreale. Wag the dog è un film dove la verità si piega ad una sua professionale messa in scena, una pellicola dove la finzione viene raddoppiata in base alle esigenze di una campagna elettorale. La virtualità è la struttura che permette ogni tipo di abuso di potere: dai sondaggi elettorali ad una guerra realizzata grazie al chroma key (falsa scenografia ricostruita al computer), dall'assoluto silenzio in cui si muovono i manipolatori mediatici alla finzione cinematografica interna alla pellicola, tutto concorre a creare un'atmosfera falsa e preoccupante. Ma lo ha detto la tv, ed allora tutto torna. Peccato che il sarcasmo che caratterizza il film nella sua prima parte non trovi un'adeguata continuazione nell'intero arco della pellicola: da quando compare il personaggio del soldato-eroe creato ad arte (interpretato da un Woody Harrelson che si dimostra un maniaco sessuale), il film pare ribaltarsi su se stesso, non riuscendo più a filtrare tutto attraverso il diaframma della satira, scadendo invece per larghi tratti nel farsesco.

Giampiero Frasca