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Domaine Anno: 2009 Regista: Patric Chiha; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: Francia; Data inserimento nel database: 12-09-2009
La matematica come visione del mondo e come base su cui tutta l’attività umana ruota,
Nadia è una donna matura, ex professoressa di matematica, studiosa dei fenomeni legati alla stessa.
Ha smesso di lavorare perché soffre di alcolismo e di difficoltà di relazioni umane.
Lega solo con Pierre suo nipote, 17 anni, adolescente tranquillo ma che non ha molte affinità con i ragazzi ed amici della sua età. Preferisce stare il suo tempo libero con Nadia. Con lei riesce a sentirsi bene.
La relazione fra i due però si esaspera, creando anche le rimostranze della madre di Pierre.
Troppo tempo insieme sta creando fra i due qualcosa che non va e che non può andare.
E’ un film di formazione, Pierre cresce con Nadia ma si stacca da lei incontrando un ragazzo che inizia a frequentare e Nadia peggiora la sua dipendenza all’alcol.
La loro relazione è malata, non ha nulla di matematico come direbbe Nadia.
E’ un film coraggioso, di altri tempi, un film di relazioni semplici e forti, introspettivo e lento.
Ci vuole coraggio perché con tanti film che sparano ed urlano, Patric Chiha fa un lavoro di precisione, si serva a guardare dentro. Ci parla di incomprensioni, di amori finiti e difficili, di tanti e tante relazioni che non hanno comunicazione. La antica e nostalgica incomunicabilità che torna e ci fa tanta nostalgia.
Gli attori Béatrice Dalle, Isaïe Sultan entrambi recitano con molta fisicità e con molta enfasi.
Non abbiamo anche qui molte speranze.
L’amore che si è creato fra i due e già morto.
Si ferma in un bosco dell’Austria, dove in un gita proibita il distacco del giovane Pierre arriva definitivo.
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