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Eyes Wide Shut
Anno: 1999
Regista: Stanley Kubrick;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Eyes wide shut. Stanley Kubrick. 1999. GB-U.S.A.

Attori: Tom Cruise, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Marie Richardson, Rade Serbedzija, Todd Field, Vanessa Shaw

Durata: 159’

 

 

New York, festività natalizie. Alice, ex gallerista, e William, medico, sono una felice coppia alto borghese che vive a Manhattan con la piccola figlia di sette anni. Di ritorno da una festa, durante la quale entrambi hanno danzato e parlato con ospiti attraenti e sconosciuti, i due coniugi si confrontano sulla gelosia ed il rapporto di coppia nel matrimonio. Alice confessa a suo marito di aver desiderato essere posseduta da un ammiraglio conosciuto tempo addietro e la notizia sconvolge le certezze di William. La sera seguente il medico è chiamato a constatare la morte di un amico di famiglia e scopre che la figlia di questo è innamorata perdutamente di lui. Di ritorno a casa, il medico s’imbatte prima in una mezza avventura con una prostituta e poi finisce in un locale dove suona un suo ex collega ai tempi dell’università. Qui il pianista lo mette al corrente di una festa più che particolare nella quale tutti i partecipanti sono mascherati e dove per accedere è necessaria una parola d’ordine. William, incuriosito, decide di parteciparvi non ostante gli avvertimenti dell’amico. Affitta un pastrano nero con cappuccio, una maschera ed uno smoking da un negozio specializzato in costumi (e nel quale non manca l’incontro con la giovane figlia del proprietario che si concede ad una coppia di asiatici) e riesce ad intrufolarsi nella festa. Qui scopre un mondo massonico fatto di maschere e bellissimi corpi femminili che dopo un rituale dal sapore satanico si concedono ai piaceri della carne. Scoperta la sua presenza, una delle donne che partecipava alla festa si concede in cambio di lui alle decisioni dell’assemblea massonica. La mattina dopo William cerca di rintracciare l’amico pianista ma senza esito perché quello è stato allontanato immediatamente dopo la festa. Sfogliando un quotidiano poi scopre anche della morte di una giovane miss per overdose e dopo aver controllato il cadavere all’obitorio riconosce il lei la donna che si era concessa in cambio. Fa ritorno dunque alla villa dove aveva partecipato la notte prima e qui un anziano ometto gli consegna un secondo avvertimento (il primo gli era stato detto direttamente durante la festa) per evitare che continui ad indagare. Tocca al suo amico, colui che aveva organizzato la grande festa dove William aveva riconosciuto il suo amico pianista, raccontargli al verità, perché anche lui era presente quella sera quando William era stato scoperto. Di ritorno a casa, il dottore troverà sua moglie a letto con, al fianco di lei, la maschera che aveva indossato. È l’occasione per raccontare l’odissea alla moglie. Dopo i reciproci resoconti, il loro matrimonio non sarà più lo stesso.

Ultima pellicola per Stanley Kubrick, ancora una volta ispirata ad un testo letterario, Doppio sogno (Traumnovelle) di Arthur Schnitzler, adattato in collaborazione con Frederic Raphael alla moderna città di N.Y., dopo una gestazione quasi trentennale. Uscito postumo, Eyes wide shut è sicuramente un lavoro incompleto, nella fase di montaggio principalmente, ma anche nella realizzazione stessa (in ben due scene interne è chiaramente visibile sul corpo di Tom Cruise un riflesso bianco della m.d.p.). Forse uno dei film più femminili del regista britannico (il primo fotogramma, inserito nei titoli di testa, è per il corpo della Kindman, il corpo che lo sguardo cinematografico osserva e che Bill, il marito, non guarda) che si affida a macchine da presa in spalla per la maggior parte delle riprese e che non rinuncia a carrelli circolari (perfetti) per realizzare le scene della festa massonica. Fedele alla costruzione simmetrica delle sue trame, Kubrick questa volta introduce il tema del doppio come elemento costante della narrazione, cercando spesso di ricavare opposizioni ed ambiguità, soprattutto relative all’oggetto del guardare: quasi tutti gli incontri sono doppi (avvengono cioè due volte), è la coppia la protagonista vera della pellicola, l’uso degli specchi nel quale si riflettono all’inizio del film i coniugi Harford... Questa parallela asimmetria, si rispecchia soprattutto nei due personaggi, completamente cieco e stordito lo sguardo di Bill, concreto e disilluso quello di sua moglie. Al tema principale dell’ambiguità matrimoniale (dovere o piacere a confronto nelle contraddizioni della morale) di origine freudiana, Kubrick affianca un discorso politico di pesante critica alla società: è, infatti, un film che comunque trasuda denaro nella sua impietosa descrizione dei rapporti di classe, di censo, di potere, soprattutto sui poveri e sulle donne e sui loro corpi (il Morandini 2003). Efficace la recitazione degli attori (al tempo delle riprese ancora marito e moglie): Kindman forse un po’ sopra le righe e Cruise fortunatamente inespressivo, legato alla sua tessera di medico che egli mostra per farsi riconoscere nell’ambiguo girone nel quale è disceso, egli somiglia al sogno, di cui ha tutte le caratteristiche (Massimo Maisetti – Il sorriso di Dioniso). Il titolo fa riferimento ad un’immagine freudiana che permette di vedere meglio mantenendo gli occhi ben chiusi. I quadri nell'appartamento degli Harford sono dipinti da Cristiane Kubrick moglie del regista e dalla figlia Katarina Hobbs. Leon Vitali, assistente di Kubrick, è l’officiante con la cappa rossa (il Mereghetti – Dizionario dei film 2000). La New York in cui gli attori si muovono è naturalmente stata ricostruita negli studi a Pinewood, in Gran Bretagna. Domanda la Kindman al marito nel finale “Sai qual è la cosa che dobbiamo fare il prima possibile? Scopare!” forse come ultima separazione tra l’atto pratico ed il prodotto della mente, e comunque l’ultima provocazione laica di un maestro del cinema. La città di New York fu ricostruita interamente negli studios di Londra.

 

 

Bucci Mario

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