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Lo sceicco bianco
Anno: 1952
Regista: Federico Fellini;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Lo sceicco bianco.  Federico Fellini. 1952. ITALIA.

Attori: Alberto Sordi, Brunella Bovo, Leopoldo Trieste, Giulietta Masina, Ernesto Almirante

Durata: 85’

 

 

Roma. 1951. Wanda e Ivan Cavalli, in viaggio di nozze, arrivano nella capitale per incontrarsi con i parenti di lui che hanno organizzato un incontro con il Papa nel giorno in cui il pontefice accetta le visite delle coppie appena maritate. Mentre il marito si riposa in albergo però, Wanda va in Via 24 maggio dove c’è la sede di un diffuso giornale fotoromanzo e dove il suo attore preferito, Fernando Rivoli, lo sceicco bianco, le ha risposto per corrispondenza assicurandole che l’avrebbe incontrata. La donna, il cui nome di fan è bambola appassionata, stordita dal mondo dello spettacolo si lascia caricare assieme alla troupe per raggiungere il set sulle spiagge fuori Roma. Ivan intanto s’accorge della fuga della moglie e, davanti ai parenti, finge che Wanda si sia sentita male. Cercando una strada per tornare a Roma, Wanda incontra proprio il suo idolo, lo sceicco bianco il quale, dopo averle offerto qualcosa al bar ed aver danzato con lei, la porta sul set facendole interpretare una piccola parte. Ivan continua a fingere il malanno della moglie davanti ai suoi parenti mentre durante la pausa pranzo sul set Fernando ci prova con la donna su una piccola imbarcazione al largo, ubriacandola di manierismi sentimentali e cialtroneschi. Dopo pranzo, a teatro con gli zii, Ivan chiama per l’ennesima volta in albergo per controllare se la moglie ha fatto rientro ed alla risposta negativa del portiere decide allora di rivolgersi alla polizia. Fernando e Wanda intanto, fanno ritorno sul set dopo quasi tre ore (durante le quali però l’uomo non è riuscito a sedurre la donna) e dove li attendono quelli della troupe infuriati e la moglie di lui, Anita, che da vita ad una scenata che travolge anche la giovane sposina. A notte, fuggita dal set, Wanda rimane sola sulla spiaggia mentre Ivan, a Roma, vaga per le strade alla ricerca della moglie. La donna riesce finalmente a trovare il modo di tornare in città ma giunta davanti all’albergo è colta da un rimorso e tenta un improbabile suicidio. Al mattino, rientrando dalla lunga notte, Ivan è chiamato, dall’ospedale dove sua moglie è stata condotta dopo il fallito suicidio e la raggiunge portando con sé i vestiti di quella. Senza domandarle spiegazioni, la obbliga a presentarsi all’appuntamento con i parenti ed a rispettare l’invito del Papa. Sulla strada che li separa dal pontefice Wanda giura al marito di essere stata una donna fedele e che si è trattato di un equivoco.

Prima pellicola del regista romagnolo dopo la mezza esperienza con Luci del varietà (1951) condivisa con Alberto Lattuada ed un anno prima del grande capolavoro, I vitelloni (1953).  Spunto di partenza è il soggetto scritto in collaborazione con M. Antonioni e T. Pinelli, la storia di una coppia di meridionali, lui pragmatico ma debole mentre lei romantica ed illusa, entrambi in cerca della benedizione dei modelli conservatori (legame famigliare, senso del matrimonio) e che s’imbattono invece nella finzione di una rappresentazione da fotoromanzo. Punto d’incontro, l’auto che sopraggiunge vicino il bar dove lo sceicco bianco offre da bere a Wanda, la musica che esce dallo stereo, e la realtà che si trasforma in finzione, come se fosse una storia d’amore irreale, come se fosse il cinema, la fabbrica dei sogni. Molto bravi i due attori principali maschili, Leopoldo Trieste e Alberto Sordi, che verranno richiamati dal regista l’anno dopo, entrambi per partecipare ad I vitelloni; interessante il gusto e la passione del regista per i sogni della gente comune e la parata di personaggi mediocri, spunti che caratterizzeranno tutte le future pellicole. Colonna sonora di Nino Rota, in futuro più volte collaboratore di Fellini, e cameo di Giulietta Masina nel ruolo della prostituta Cabiria, una delle due donne con le quali Ivan si confessa. Sceneggiatura dello stesso Federico Fellini con la collaborazione di Ennio Flaiano e T. Pinelli. Per i primi accenni barocchi, nelle sequenze sulla Roma dell’anno santo e sulla deformazione, si è parlato di “espressionismo candido” (Cristina Bragaglia – Cinema di tutto il mondo a cura di Alfonso Canziani). Per un attimo solo, mentre Ivan rincorre sua zia per le scale dell’albergo, si nota l’ombra dell’operatore alla m.d.p. sulla parete.

 

 

Bucci Mario

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