Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!
Amarcord Anno: 1973 Regista: Federico Fellini; Autore Recensione: Mario Bucci Provenienza: Italia; Data inserimento nel database: 04-12-2003
Rimini anni ‘30. Potrebbe riassumersi
in questo la trama di un film che ha fatto epoca e scuola, il secondo passaggio
biografico di Fellini nella sua Romagna. Il fascismo e la provincia in un
accostamento descritto e narrato con la poesia delle immagini (l’apparizione
del pavone, il ballo delle odalische, la nebbia, le nevicate e la primavera del
polline per aria) e la realtà dei fatti (il passaggio del transatlantico Rex,
la 7° edizione della Mille miglia, il passaggio del regime per la piazza della
città). Un insieme di marionette e pensieri che all’ombra di un regime soffrono
d’eccessiva vitalità e d’assoluta mancanza di critica; la scuola e la chiesa
presenti con i loro metodi obsoleti e sordi (il prete che accoglie le
confessioni si distrae per aggiustare meglio i fiori nei vasi “E’ una
questione d’immagine!”) nella vita di Titta (il ragazzo al quale fa
riferimento il regista per la propria identità?), in quella della sua famiglia,
ed in quella di tutti i personaggi, dalla Gradisca alla tabaccaia, per la
maggior parte sorridenti nel saluto fascista. Una condizione immobile di
felicità popolare (il fuoco che scaccia l’inverno ed attorno al quale tutti si
riuniscono, il matrimonio di Gradisca, la corsa automobilistica) alla quale
tutti si rivolgono e contro la quale solo il padre di Titta, per una volta,
cerca di opporsi (socialista che finirà per bere olio di ricino). Vent’anni
dopo I vitelloni (1953) Fellini guarda la sua Romagna ancora con occhio
malinconico e distacco artistico, passeggiando sul molo alla fine dell’inverno
quando solo i tedeschi hanno il coraggio di fare il bagno. Momenti divertenti
si alternano a riflessioni più profonde, il senso di tanti pagliacci che forse
sanno anche far riflettere è tutto qui, nella novità che manca ad un paese che
vive di se stesso. Capostipite di un filone presto traviato e divenuto popolare
(pseudo cinema da commedia scolastica) l’opera di Fellini ottenne un Oscar come
miglior film straniero. Colonna sonora di Nino Rota e sceneggiatura scritta da
Fellini con la collaborazione dello scrittore e poeta romagnolo Tonino Guerra.
Completamente ricostruito a Cinecittà, compreso il passaggio del transatlantico
(nella cui scena è riconoscibile il mare sostituito da teloni di plastica
perfettamente illuminati dalla fotografia di Giuseppe Rotunno). “Asfittica
condizione sociale, miseria culturale e limitatezza ideologica che il fascismo
ci ha regalato” (le parole del regista sintetizzate da Di Giammatteo su Dizionario
del cinema italiano). Nella sua lingua, Amarcord vuol dire mi ricordo
(a m’arcord). Nelle mani di Fellini, una patacca divenuta un
gioiello.