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Videodrome
Anno: 1983
Regista: David Cronenberg;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Videodrome. David Cronenberg. 1983. CANADA.

Attori: James Woods, Deborah Harry, Sonja Smits, Peter Dvorsky, Lynne Gorman

Durata: 90’

 

 

Toronto. Canada. Max Renn è uno dei responsabili di Canale 83, un’emittente che trasmette porno e filmati violenti. Acquista la serie Samurai dreams, di tredici puntate, ma ne rimane insoddisfatto perché si tratta di un porno troppo sofisticato per eccitare il suo pubblico. Nel laboratorio dell’emittente, Harlan riesce a collegarsi con un ponte pirata ad un’altra emittente che invece trasmette deliranti snuff movie sotto il nome di Videodrome. Max chiede ad Harlan di creare un ponte più stabile, visto che riescono a rimanere collegati solo per 53 secondi, e nel frattempo partecipa ad un talk show sul rapporto tra immagini e violenza e reazione degli spettatori. Alla trasmissione partecipano anche Nicki Brand, una donna attraente e che lavora in radio, ed il professor Brian O’Blivion che parla solo attraverso la sua immagine riprodotta in un televisore. Un paio di giorni dopo Harlan riesce finalmente a creare un ponte stabile ed a fare registrazioni intere degli snuffs; inoltre scopre anche che il segnale è lanciato da Pittsburgh, e non da un paese orientale come credevano. La sera stessa invita a casa sua Nicki la quale è interessata a vedere qualche porno. Le capita invece di vedere la videocassetta di Videodrome e ne rimane attratta. Nicki, eccitata, concede il suo corpo a Max il quale, durante il rapporto sessuale, la perfora con degli spilloni nei lobi. La mattina dopo Max chiede a Masha, un’anziana maitresse che gli procura filmati porno, di interessarsi per lui a reperire qualche informazione sui filmati Videodrome. La sera Nicki informa Max che ha preso contatti per fare un provino a Pittsburgh per un filmato Videodrome e per dimostrare a Max che ne è all’altezza, si spegne una sigaretta sul petto. La mattina dopo Masha lo mette in guardia circa il Videodrome, quella che lei chiama la morte in diretta, e gli fa il nome di chi è dietro questa storia: Brian O’Blivion. Per rintracciare il professore entra in una chiesa catodica, una mensa nella quale ai barboni è somministrata una dose di televisione. Il centro è gestito da Bianca O’Blivion, figlia del dottore, la quale è convinta che il disagio dei barboni nasca dalla mancanza di dosi abitudinarie di televisione che non aiutano ad inserire il barbone nella società. Bianca è restia a parlare del Videodrome ma la mattina dopo gli fa pervenire un nastro registrato di suo padre. Nel nastro, O’Blivion gli parla di Videodrome come un insieme di videoallucinazioni che sostituiscono la realtà è che producono nella testa di chi le guarda, un cancro, carne nel cervello. Nel nastro appare anche Nicki la quale lo chiama attraverso lo schermo mentre la televisione prende forma fino a diventare un corpo biologico. Stordito dalle visioni, Max torna da Bianca e questa lo informa che non sono i nastri a produrre le allucinazioni, ma il segnale Videodrome, che producendo il cancro, produce a sua volte le allucinazioni. Bianca gli mostra anche come il padre non si sia salvato da quell’esperienza e quello che tutti vedono come il professor O’Blivion in realtà sono una serie di nastri preregistrati dallo stesso professore. Tornato a casa con altri videomessaggi dell’uomo, si accorge, mentre ne sta vedendo uno, di avere una fessura nello stomaco nella quale, inserendola per far spazio, perde la sua pistola. Una telefonata lo informa che Barry Convex, responsabile della Spectacular Optical, è interessato a parlargli del Videodrome. Max incontra Convex in un negozio oculistico e qui l’uomo gli mostra il prototipo di un casco che registra le allucinazioni di coloro che sono stati sottoposti al Videodrome. Max, usato come cavia, rivede Nicki apparire ed offrirgli una frusta, nella stessa stanza in cui gli snuff erano girati, e lui si ritrova a frustare un televisore che se in un primo momento mostrava il corpo di Nicki, in un secondo mostra la sofferenza di Masha. Max si risveglia nel suo letto con il cadavere seviziato della donna e chiama Harlan per scattare qualche fotografia. L’amico, giunto a casa sua nel pieno della notte, non trova niente ed i due si danno appuntamento al laboratorio per vedere cosa è stato registrato quella notte sul canale pirata. Al laboratorio Harlan fa intervenire Barry il quale svela la verità: le registrazioni erano tutte fasulle e Max è stato usato come cavia per sperimentare gli effetti del segnale Videodrome. Inserendo una videocassetta nella fessura che Max ha nello stomaco, i due lo programmano per uccidere i soci dell’emittente televisiva per utilizzare il Canale 83 per una prima, ristretta, diffusione del segnale Videodrome. Max fa quanto gli è domandato con la pistola che, recuperata dal suo stomaco, si trasforma in una protesi della mano. Si reca allora da Bianca per uccidere anche lei, ma è ucciso dallo schermo del televisore sul quale Bianca aveva mostrato la morte di Nicki. La donna lo convince allora a dare la morte a Videodrome e ad accettare la mutazione del suo corpo come se fosse nuova carne. Max allora uccide prima Harlan, sostituendo la mano di lui che cercava di inserire un altro nastro nello stomaco, con una bomba e facendo esplodere anche il negozio di occhiali, poi va al convegno della Spectacular Optical, dove uccide anche Barry. Si rifugia nella stiva di una nave sotto sequestro nel porto, e qui, da un televisore, Nicki gli offre la possibilità dell’ultima mutazione: il suicidio.

Passaggio fondamentale, film frontiera, nella filmografia del regista canadese, che già aveva seminato il tragitto che qui intraprende in pieno, con i precedenti Brood (1979) e soprattutto Scanners (1981). Lasciando man mano il terreno dell’horror alle sue spalle, senza mai rinunciare ad immagini forti che offendono la carne sino a renderla un’appendice della mente, Cronenberg arriva, con questa pellicola, ad un perfetto teorema dell’immagine e del rapporto tumorale tra televisione e spettatore, immagine e soggetto, realtà e rappresentazione. Sa nei precedenti lavori il contesto metaurbano e umano rimaneva comunque quello nel quale i personaggi si muovevano, in questa pellicola i piani reali si sovrappongono fino a negare l’esistenza gli uni degli altri. Sguardi filtrati attraverso l’ottica catodica, corpi contenuti negli schermi, sostituzioni della realtà, ripetitori che prendono vita, armi che diventano protesi, il cinema di Cronenberg cresce come un corpo pieno di vita propria. Non solo cresce nel sottotesto teorico, ma aumenta anche di spessore qualitativo (vedasi i dolly esterni che accarezzano i palazzi di Toronto, a dimostrazione di una matura tranquillità del regista nel girare in esterno). Morboso più dei precedenti lavori (dice Max a proposito di Videodrome “Non centra niente con il sesso” “Lo dici tu…” risponde Nicki) in quel rapporto tra spettatore e immagine che diventa esso stesso morboso, nel momento in cui l’occhio sovrappone l’immagine di quello che vuole vedere alla realtà ordinaria che lo circonda: la sostituzione di Masha con Nicki nello schermo, mentre Max usa la frusta, in fondo è preannunciata durante il primo colloquio tra Masha e Max, quando per sdebitarsi dell’impegno lui le offre di fare la doccia assieme, quando cioè incominciano probabilmente a manifestarsi le sue allucinazioni, ossessioni, che potrebbero terminare con il corpo di Masha nel letto, seviziato fino alla morte.

Ciò che in questa pellicola è sotto accusa, non è solo il rapporto tra immagine e spettatore, ma soprattutto la televisione stessa, alla quale sono chiari i riferimenti sin dall’inizio, dal titolo, durante il quale un’interferenza ne muta la forma. Il Videodrome in quanto tale, infatti, altro non è che un’arena catodica nella quale si scontrano gli uomini, fino alla morte di uno dei contendenti, morte dell’immagine, morte del suo pensiero. Videodrome è soprattutto una difficile presa di posizione, è più politico della mafia, è la morte in diretta diffusa nel mondo da un ripetitore. Il Videodrome è la televisione che forma cancri nel cervello dello spettatore, tumori che confondono la percezione della realtà sino a sostituirla. Pian piano, Cronenberg sembra abbandonare le posizioni totalmente freudiane delle prime pellicole per affrontare qualcosa di più contemporaneo come il controllo della mente attraverso il tubo catodico (e comunque non rinuncia a citarlo quando Max, durante il talk show, dice a Nicki “Sa cosa direbbe Freud del suo abito?”). Presenti, anche in questo lavoro, gli inevitabili accenni alle bivalenze che si scompongono per ricomporsi, Nicki che si proclama adatta al Videdrome e Max che invece Masha non considera adatto, o confronti ancor più forzati ed ermetici, come l’incontro tra Max con la pistola ed il televisore che gli spara contro. Ancora di più, in questa pellicola anche gli oggetti incominciano ad assumere una fisicità che mancava nelle altre pellicole, così videonastri diventano sempre più organici mentre i televisori prendono vita mossi da un’immagine che forse è solo registrata, non viva. L’immagine stessa di O’Blivion è indicativa del rapporto tra spettatore e televisione, dove chi è rappresentato nel tubo catodico in realtà accetta solo il proprio monologo e non è assolutamente interessato ad avere una conversazione normale. Effetti speciali di Rick Baker che per la prima volta riesce a mostrare una mutazione in atto, la pistola che entra nella carne di Max e che diventa la sua protesi omicida. Per quanto riguarda l’immagine, la scomposizione dei piani visivi e la ricomposizione folle e allucinata, Cronenberg la ottiene proprio sostituendo le percezioni ottiche, filtrando l’immagine attraverso lo sguardo catodico di Max, il casco che registra le allucinazioni, attraverso i corpi catodici che a lui si rivolgono. Non mancano le ripetute allusioni alla sessualità: la fessura che si apre nello stomaco di Max è una vagina che divora immagini e che servono per programmare l’uomo come fosse un videoregistratore, una macchina. Il corpo di Max, James Woods, è al tempo stesso mutazione corporea vaginale e macchina. L’ultima sequenza, il doppio suicidio di Max, prima in video e poi reale e cinematografico, è ancora una volta l’incontro tra falso e reale, il nulla, l’insieme al tempo stesso di Jekyll e di Hyde, il vuoto sul quale si chiude la pellicola. Max con il casco in testa, nella Spectacular Optical (che ha come simbolo un occhio alla Grande Fratello) ricorda per certi versi Winston Smith di 1984, il romanzo di George Orwell, alle prese con un casco che concretizza il suo orrore. Videodrome è un film di contortions e smottamenti e implosioni di corpi, se mai ve ne furono (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio.). Dopo Videodrome il cinema horror non è più il solo genere di Cronenberg. Morte a Videodrome, gloria e vita alla nuova carne.

 

 

Bucci Mario

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