Rabid,
sete di sangue. David Cronenberg. 1976. CANADA.
Attori: Marilyn
Chambers, Frank Moore, Joe Silver, Patricia Gage, Howard Ryshpan
Durata: 91’
Titolo
originale: Rabid
Montreal. Canada. Una moto con un ragazzo ed una ragazza a
bordo, sfreccia su una strada di campagna e si scontra con un pulmino
parcheggiato maldestramente sulla traiettoria. I primi soccorsi sono effettuati
dai medici di una vicina clinica specializzata nella ricostruzione dei tessuti
epidermici. Il medico responsabile della clinica, il dottor Dan Keloid, sfrutta
l’occasione per effettuare il trapianto di pelle morta su Rose, vittima
d’ustioni nell’incidente. Hart, il ragazzo, è ricondotto in città mentre la
donna rimane nella clinica sotto osservazione. Una notte, Rose si sveglia in preda
a convulsioni ed assale un cliente della clinica che le è corso in aiuto. La
mattina dopo l’uomo non ricorda quanto accaduto e si fa controllare dal dottore
alcune ferite che ha sul corpo. Quella stessa notte Rose si allontana dalla
clinica e si rifugia in una stalla. Dopo aver tentato di nutrirsi con il sangue
di una vacca, aggredisce invece lo stalliere ubriaco. Anche l’uomo che era
stato da lei aggredito la notte precedente decide di uscire dalla clinica e
dopo aver preso un taxi per raggiungere la città aggredisce il conducente
causando un grosso incidente. Dopo lo stalliere, Rose torna in clinica ed
aggredisce anche l’infermiera prima di chiamare Hart al telefono e domandargli
aiuto. Il dottor Dan Keloid va a visitarla e scopre un buco sotto l’ascella
della ragazza dal quale spunta un pungiglione a forma di pene che trafigge le
vittime per succhiarne il sangue. Anche il dottore rimane vittima di Rose. Hart
intanto, preoccupato dalla telefonata ricevuta, contatta un altro medico della
clinica, il dottor Murray Cypher, per farsi accompagnare all’istituto privato.
In città, all’alba, lo stalliere aggredisce la cameriera di un fast food mentre
Rose fugge dalla clinica ed arriva in città grazie a diversi passaggi (e
durante i quali miete altrettante vittime). Giunti alla clinica, il dottor
Cypher e Hart trovano lo stabile sotto sequestro dalla polizia e dai medici
federali: il dottor Dan Keloid aveva aggredito i suoi colleghi durante
un’operazione chirurgica. La prima impressione è che si tratta d’idrofobia ma
presto le autorità si accorgono che il morbo è chiaramente differente e che ci
si trova d’innanzi ad un’epidemia. Rose nel frattempo raggiunge sua sorella
Mindy mentre i due uomini sono bloccati alla centrale di polizia per 48 ore,
periodo nel quale l’intera città entra nel caos e sotto protezione dei
militari. Di ritorno dalla centrale di polizia, il medico preferisce fermarsi a
casa propria, dove però è aggredito dalla moglie, mentre Hart va a casa di
Mindy e trova Rose dopo che ha aggredito la sorella. Rose riesce a fuggire da
Hart che la informa della sua mostruosità e quella, trovata una nuova vittima,
lo richiama al telefono lasciando che ascolti la sua morte: l’uomo che ha
appena infettato sarà il suo carnefice. All’alba il corpo privo di vita di Rose
è trovato in strada dagli addetti alla disinfestazione della città.
Secondo lungometraggio per David
Cronenberg, se si escludono i primi due mal distribuiti e quindi irreperibili.
Cambia l’ambientazione, qualche scelta stilistica, ma la sostanza rimane la
stessa del precedente Il Demone sotto la pelle (1975). Quello che
interessa in questa pellicola al regista è mettere a nudo la carne, privandola
anche di quel sottile strato d’epidermide che la ricopre (l’immagine è,
infatti, quella durante l’operazione chirurgica su Rose). Cibo, sesso e morte
ancora una volta s’incontrano nel corpo, il luogo unico che può esprimere
meglio quel senso di mutazione che il regista mostra nelle sue pellicole. In
questa sua rappresentazione più sottile del contagio, che comunque non si priva
di immagini forti, il regista non rinuncia al suo fatalismo, ponendo
l’incidente con la moto all’origine dei fatti (grida Rose a Hart “E’ solo
tua la colpa, tua e della tua moto”) ed inserendo un nuovo elemento nella
sua personale visione di una società che sta cambiando, mutando: la macchina.
Rimandi ad una tragedia classica quale la peste sono più che evidenti (in
un’intervista alla televisione si sente il paragone con “…la peste che colpì
Londra nel…”). In questa nuova rappresentazione della peste però,
Cronenberg non rinuncia nemmeno a riferimenti intellettuali quali Hobbes
(spiega il medico alla televisione “E’ un nuovo tipo di rabbia che porta
l’uomo a mordere il suo vicino”) e Freud naturalmente, mostrando un suo
libro nelle mani di una ragazza, il consiglio di un padre che vuole che la
figlia abbia un naso differente dal suo.
Se ne Il demone sotto la pelle il contagio avveniva
principalmente per attrazione fisica, sessuale, in questa pellicola Cronenberg
fa un passo indietro, compiendone due in avanti, ponendo nell’immagine del
semplice abbraccio la possibilità del contagio, la contaminazione dei
sentimenti. La percezione del sesso è equilibrata dalla presenza della
protagonista, quella pornostar canadese che risponde al nome Marilyn Chambers,
attrice impostagli dal produttore Ivan Reitman, così come vi sono chiari
rimandi al pene maschile nel pungiglione con il quale Rose si nutre. Il regista
avrebbe preferito per quel ruolo l’attrice Sissy Spacek. Non manca ironia,
ovviamente, grazie alla quale Cronenberg fa morire Babbo Natale per sbaglio,
sotto i colpi di un poliziotto. La pellicola è spesso vista come una rivisitazione
al femminile della figura del vampiro (il Morandini 2003. Dizionario dei film).
Due soli rallenty, entrambi sulla protagonista: il primo nella vasca
idromassaggio, nel momento in cui lei si nutre del sangue dell’infermiera, ed
uno nella sequenza finale, mentre il suo corpo è buttato nel camion della
spazzatura. Nella sequenza dentro il cinema, il contagio che si espande fra il
pubblico, Cronenberg sembra identificarsi con Rose e lascia un contagiato fra
gli altri spettatori incoscienti. A differenza della pellicola precedente, dove
egli mostrava solo la fase del contagio, in questa si sofferma molto di più
anche sull’attività, altrettanto mortale, del vaccino istituzionale. Un
buon riepilogo del lavoro precedente, con alcuni sofismi in più.
Bucci Mario
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