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Brood (La covata malefica) - The brood
Anno: 1979
Regista: David Cronenberg;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: CANADA;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Brood (La covata malefica). David Cronenberg. 1979. CANADA.

Attori: Oliver Reed, Samantha Eggar, Art Hindle, Cindy Hinds, Nuala Fitzgerald

Durata: 89’

Titolo originale: The brood

 

 

Canada. Toronto. All’istituto Somafree of Psychoplasmics, il dottor Raglan, psicologo di nuova generazione, aiuta i suoi pazienti a liberarsi della rabbia repressa con lunghi confronti quasi teatrali che portano questi a vivere una specie di nuova vita di dipendenza dal proprio medico. È ricoverata presso il suo istituto anche Nola Carveth, madre della piccola Candice, e moglie di Frank. Tornata dal weekend passato in compagnia di quella, il padre della bambina scopre sul corpo di lei preoccupanti ecchimosi. Intenzionato a denunciare sia la clinica che la moglie per violenze sulla piccola, Frank contatta ex pazienti del dottor Raglan per raccogliere testimonianze sufficienti a screditare l’istituto. Una sera, lasciata Candice a casa della nonna Juliana, s’introduce nell’appartamento uno strano essere che uccide la donna a colpi di martello. Giunge in città Barton, marito della deceduta e nonno della piccola Candice, mentre Frank incontra un ex paziente dell’istituto intenzionato a fare causa alla Somafree per un cancro linfatico alla gola. L’accusa che egli muove è quella che l’istituto ha rivoluzionato il suo organismo. Barton, preoccupato d’informare Nola della morte della madre, non riesce a parlarle perché bloccato dallo stesso dottore. Una sera, solo nell’appartamento dove la sua ex moglie è stata assassinata, anche egli è ucciso ma suo genero riesce ad arrivare appena in tempo per scoprire che l’assassino è un bimbo deformato, morto subito dopo aver tentato di aggredire anche lui. Passate poche ore, altri due mostruosi bambini s’introducono nell’asilo frequentato da Candice e, dopo aver ucciso la maestra, rapiscono la piccola. Suo padre allora si rivolge al dottor Raglan, anche perché scopre che i pazienti della clinica sono stati allontanati, tutti tranne sua moglie. È, infatti, proprio lei che, probabilmente attraverso i metodi studiati dal dottore, riesce a partorire dalla propria carne piccoli deformi, alimentati dal suo odio. Ultimo a farne le spese sarà proprio il dottor Raglan mentre Nola sarà uccisa da suo marito. Sul corpo della piccola Candice, le tracce delle sue lacrime.

Terzo lavoro a basso costo scritto e diretto dal regista canadese che, fedele ai propri temi, non rinuncia all’intreccio di psiche e corpo. A tre anni di distanza dal precedente lungometraggio, Cronenberg sposta l’ago della bilancia tra psiche e corpo in favore della prima. Forte delle letture freudiane, egli si rifà alle teorie della mutazione del corpo tramite l’intervento di una forte personalità (sia questa dello psichiatra o il percorso privato di ogni paziente) inscenando un parto simbolico di creature mosse dall’odio della protagonista Nola. Dopo il precedente Rabid (1976), in cui l’interesse del regista manifestava nel mettere a nudo il corpo dell’uomo, privandolo anche di quel lembo di pelle che ne determina i tratti e le caratteristiche percettive, in questa pellicola compie il solito passo indietro, facendone un paio in avanti: tutti i protagonisti sono goffamente ricoperti di abiti (scelta supportata anche dalle locations invernali) e quello che è messo a nudo è il pensiero, non più il corpo. Il corpo diventa, in questa pellicola, quasi elemento esogeno di un processo psichico. Il corpo è una sensazione e ciò è più che esplicito nell’incontro tra Barton e la sagoma della sua ex moglie, dopo l’omicidio, immagine eterea che egli non calpesta e che invece accarezza, accarezzandone l’esistenza, percependone la presenza. Ancora una volta è l’uomo debole all’origine delle riflessioni di Cronenberg, l’uomo che si mostra come Michael, con tutte le sue cicatrici, piangendo, ed al quale il dottor Raglan finalmente dice “Ti vedo, adesso!”. Alla rabbia evidente, quasi idrofoba, di Rabid, subentra in questa pellicola una rabbia latente e repressa, che la psicanalisi cerca di riportare alla luce, dando vita a veri e propri mostri dell’anima. Forse c’è un velo di critica in questo rapporto tra medico e paziente, nel quale Cronenberg inserisce un breve ma importante dubbio “La psichiatria gioca sulle emozioni”. Anche la scelta delle locations è diversa, la vegetazione canadese è, infatti, più triste e presente che nelle altre pellicole, funzionale a descrivere un terreno arido e freddo sul quale s’infiammano i piccoli focolai domestico-psichiatrici. Che sia un discorso che pone in primo piano la mente sul corpo, è anche espresso nel tipo di omicidio che i bambini compiono: tutte le vittime sono uccise a colpi di martello sulla testa, la sede del pensiero, quella che permette a Nola di procreare feti maligni, nell’ultima immagine truculenta di questa pellicola, il corpo mutato che Cronenberg aveva risparmiato per il finale. Il personaggio di Nola è quello attorno al quale ruota non solo la spirale di violenza, ma anche l’intero discorso della pellicola. Ella rappresenta il trauma, è madre e figlia al tempo stesso, è due appartamenti insieme, quello nel quale ella vive e dove Frank si introduce per recitare la parte del buon marito ancora innamorato, e la stanza dove tutti i bambini dormono, figli del suo odio, rappresentazione dell’inconscio della donna. Oltre al corpo della donna, altri riferimenti diretti alle mutazioni del corpo sono espressi nell’autopsia eseguita sul corpo del bambino morto, un breve elenco di deformità che caratterizzano il suo essere assolutamente anormale.  Quello che Croneberg mette in scena è un discreto impianto teorico e narrativo dell’odio che genera i suoi figli (Nola odiava sia la madre che il padre ed è gelosa della maestra di sua figlia perché la crede amante del marito). Climax del dramma rispettato, che raggiunge il momento più alto quando Nola mostra il suo corpo pronto al parto di un nuovo feto deforme. Meno fatalista ed apocalittico, molto profondo e cerebrale. La contesa per la piccola Candice è a suo modo simile ad un’altra grande contesa per i figli riprodotta sul grande schermo nello stesso anno, quella di Kramer contro Kramer (1979) di Robert Benton (in entrambi i casi il punto di vista è quello del padre) anche se il punto di partenza, così come il risultato, sono diametralmente opposti. 

La versione in dvd della pellicola, distribuita in Italia dalla Otaku video, presenta il secondo titolo in italiano La setta, ovviamente fuorviante.

 

 

Bucci Mario

[email protected]