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Il giardino delle vergini suicide - The virgin suicides
Anno: 1999
Regista: Sofia Coppola;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Il giardino delle vergini suicide. Sofia Coppola. 1999. USA.

Attori: James Woods, Kathleen Turner, Kirsten Dunst, Josh Hartnett, A.J. Cook, Hanna Hall, Leslie Hayman, Chelse Swaim

Durata: 95’

Titolo originale: The virgin suicides

 

 

Cittadina del Michigan. Stati Uniti. Una coppia di rigidi genitori ha cinque belle figlie. La più piccola ha tredici anni mentre la più grande diciassette. Tutte e cinque frequentano la stessa scuola dove, tra l’altro, insegna anche il padre. I ragazzini hanno perso tutti la testa per almeno una delle figlie, ma la più attraente di tutte è Lux ed è quella irraggiungibile. Dopo un tentato suicidio della più piccola, la famiglia si rivolge ad uno psicologo che consiglia loro di organizzare una festa. L’appuntamento non risolve la sua tendenza depressiva, che si suicida gettandosi dal balcone. Il lutto sconvolge la famiglia e salda ancora di più i rapporti tra le sorelle. Trip, il ragazzo ribelle della scuola, riesce ad ottenere dal padre delle ragazze il permesso di portare Lux al ballo della scuola e di far uscire le altre tre con altrettanti suoi amici. Di ritorno dalla festa si ritirano tutti tranne Lux che, dopo aver perso la verginità con Trip, fa rientro a casa all’alba. I genitori delle quattro ragazze sono sconvolti e decidono di ritirare le figlie da scuola. Segregate in casa le quattro bionde chiedono aiuto ai compagni di scuola che vivono di fronte a casa loro ed una sera, quando questi hanno il coraggio di avvicinarsi alla casa, scoprono che tutte e quattro hanno scelto il suicidio.

Esordio dietro la macchina da presa per Sofia Coppola con un film che non dispiace ma che purtroppo non entusiasma più di tanto. Crisi femminile adolescenziale, distanza dalla maturità maschile, bigottismo famigliare e suicidio come morte sociale di una famiglia di sorelle sono temi che la regista cerca di affrontare con una giusta distanza ma con un difetto, tuttavia giustificabile essendo la prima opera, di eccessiva presenza dei messaggi (ripetute inquadrature sui crocifissi per denunciare il bigottismo della famiglia, il padre delle ragazze che parla più facilmente con le piante piuttosto che con loro, l’epurazione dei dischi rock, e tanti altri messaggi diretti). Interessante l’indagine sul mondo adolescenziale e sul difficile rapporto tra interpretazioni maschili e femminili della crescita: le interviste ai protagonisti adulti inserite ogni tanto nel percorso della sceneggiatura contribuiscono a parlare di una scelta ancora incomprensibile. Non vi sono particolari tecnici esaltanti per questo racconto ispirato dal romanzo Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides, giustificabili (forse) dalla giovane età della regista.

 

 

Bucci Mario

[email protected]