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Il fiore del male
Anno: 2003
Regista: Claude Chabrol;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Il fiore del male. Claude Chabrol. 2003. FRANCIA.

Attori: Benoit Magimel, Nathalie Baye, Suzanne Flon

Durata: 104’

Titolo originale: Le fluer du mal

 

 

Di ritorno da un viaggio fatto negli Stati uniti, Françoise si ricongiunge con tutta la famiglia. Dopo tre anni passati lontano da casa, finalmente rivede Michèlle, giovane parente della quale è sempre stato innamorato. I loro genitori sono sposati, in seconde nozze: Anne, la madre di lei, è candidata per le elezioni comunali di Bordeaux e rischia di essere eletta alla carica di sindaco; Gerard, padre di lui, è invece un medico con il vizio di tutti i viveur. Elemento di continuità tra le due famiglie è l’anziana zia Line, il cui passato (lei aveva ucciso il padre collaborazionista) è riesumato da un’avversa campagna delatoria nei confronti di tutta la famiglia Charpin-Vasseur, con l’obiettivo di stroncare l’elezione di Anne. I sospetti ricadono su Gerard, contrario alla carriera politica della moglie. Sarà proprio questo invece, ad essere ucciso dopo che avrà provato a sedurre la giovane Michelle. 

Elegante, quieto, politico e freddo. Il nuovo lavoro del regista francese è lento come il tempo che non trascorre mai. Ancora una volta, una famiglia borghese è il miglior pretesto per raccontare della Francia (una famiglia a circuito chiuso), senza dimenticare l’esperienza collaborazionista, ma impastandola nel moderno gioco della politica (la necessità di calcare la mano è aumentata dopo gli avvenimenti elettorali che hanno portato l’estrema destra di Le Pen al ballottaggio con il centro destra di Chirac). Uno splendido e lentissimo carrello c’introduce sulla scena del delitto, senza che questo possa avere a che fare con la trama (almeno in maniera diretta). È un gioco quello di Chabrol, che con il cadavere in apertura scherza con lo spettatore creando suspence dove nessuno immaginerebbe che possa nascere. La morte farà ritorno verso la fine, quasi improvvisa, anche se ne è detto per oltre metà dell’intero film. Esteticamente bello, rivela uno spessore notevole (i giovani con l’anziana zia, a braccetto, metafora di tre generazioni unite, l’assenza del tempo) ed un impegno che solo poche volte Chabrol ha abbandonato o ridimensionato. Molto brave Suzanne Flon e Nathalie Baye ad entrare in perfetta sintonia con uno dei più hitchcockiani tra i prodotti francesi degli ultimi anni. Ancora una volta, Chabrol non si allontana dal passato, ma lo fa rivivere attraverso il suo punto più forte, la costanza del tempo. In realtà però, purtroppo, pur apprezzando il lavoro del maestro della Nouvelle Vauge, ho dovuto lottare contro il sonno perché l’ho visto all’ultimo spettacolo in un cinema scomodo.

 

Bucci Mario

[email protected]