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Beshkempir
Anno: 1998
Regista: Aktar Abdikalikov;
Autore Recensione: Sonia Del Secco
Provenienza: Kirghizistan; Francia;
Data inserimento nel database: 24-08-1998


Visto al 51° Festival Internazionale di Locarno

Beshkempir
di Aktar Abdikalikov
sceneggiatura Aktan Abdikalikov, Avtandil Adikulov, Marat Sarulu; fotografia Massan Kidirialev; montaggio Tilek Mambetova; musica Nurlan Nishanov; Kirghizistan-Francia, 1998, 35mm, col.-B/N, 81'

Rifare una recensione. Nel frattempo, la prima si è persa in uno snodo telematico, la persona che la scrive non è esattamente la stessa, il film è stato premiato da più d'una delle giurie presenti al Festival di Locarno 1998.

Il ricordo del biancoenero usato per la maggior parte del film si stempera e vira nel color terra, che è l'ingrediente fondamentale di questo semplice, diretto racconto di formazione, in cui un ragazzino affronta nell'arco di breve tempo riti e trasformazioni che lo porteranno suo malgrado (ma con un dolce lieto fine) nel modo degli adulti; il ragazzo, insomma, mette radici (di qui l'importanza della terra) passando da scherzi acquatici e fangosi alla scoperta /costruzione di una donna di sabbia che, sempre grazie all'acqua, acquista una vagina e si presta così alle penetrazioni degli adolescenti che l'hanno formata. Ma la pricipale educazione è ovviamente quella sentimentale ed è proprio durante questo delicato processo di autoapprendimento (descritto con delicati giochi di sguardi e di gesti) che il giovane protagonista scopre in modo traumatico le sue origini di trovatello (proprio questo significa il nome che gli è stato dato e che da il titolo al film). Ciò impone una brusca accelerazione all'uscita dal bozzolo familiare, anche se ancora più veloci bisogna crescere nel momento di affrontare il lutto per la perdita della nonna, ancor più se l'evento provoca un repentino ingresso nella vita sociale del villaggio (l'esordio è costituito da una bizzarra formula che annuncia l'intenzione di onorare eventuali debiti della defunta e condonare i crediti).
Ma il brusco impatto con il mondo degli adulti sarà controbilanciato da altri cambiamenti positivi, come migliori posizioni in occasione delle proiezioni cinematografiche del villaggio, oppure il coraggio finalmente trovato per chiedere al proiezionista la sua bicicletta in prestito, strumento apparentemente indispensabile per portare a compimento un corteggiamento e per stabilire un contatto più stretto con l'altro sesso.

Il biancoenero usato, così come le altre componenti del quadro, sono quanto di più lontano dal tentativo di estetizzare la povertà o di sfruttare la pietà del pubblico, che è invece attirato dolcemente dai colori e dalle sfumature della terra, mentre contrastanti, colorati e metaforici patchworks e tessuti incorniciano questo piccolo gioiello, sottolineando in apertura e in chiusura l'importanza delle relazioni e degli accostamenti; una piccola, efficace teoria del montaggio che si traduce in stile di vita.