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L’assassino
ha riservato nove poltrone. Giuseppe Bennati. 1974. ITALIA.
1974, il ricco ereditiere Patrick
Davemant porta un gruppo d’amici nel suo castello, e più precisamente a
visitarne il teatro. Ci sono Russel e Kim, amanti ma quest’ultima prossima moglie
di Patrick, l’ex Vivian, Albert, la sorella Rebecca e Doris (lesbiche), la
figlia Lynn e Dunkan (drogati di pasticchette). Tutti, in un modo o nell’altro
vivono con i suoi soldi e tutti hanno quindi un motivo a testa per tentare di
uccidere il ricco proprietario del teatro. Dopo che questo però scampa ad una
trave che gli cade poco vicino, sono gli altri a morire assassinati da un
misterioso omicida mascherato e che indossa un domino. Nessuno può allontanarsi
dal teatro perché le porte d’acceso all’esterno sono misteriosamente bloccate.
Tutti sospettano del prossimo, ma esiste in realtà anche un altro personaggio,
un uomo misterioso che indossa un guru e raffigurato in un quadro del teatro
del 1700. Una leggenda vuole che esattamente cento anni prima, lo stesso giorno
15 febbraio, un avo della famiglia Davemant si era rinchiuso nel teatro con
altre otto persone che vivevano con i suoi soldi e che volevano la sua morte, e
li aveva uccisi tutti.
Un classico del lato oscuro del
cinema, dialoghi rigidi, storia che da subito mischia e confonde giallo e
mistero ma senza nessun effetto (compreso il trascinato finale), fotografia che
cambia luce ad ogni diversa inquadratura, sceneggiatura da scarabocchi sparsi
(minestrone farcito a sei mani, da Bennati, Paolo Levi e Biagio Proietti) il
classico cinema che ha contribuito a dar lavoro. Budget limitato, sceneggiatura
da quattro soldi, attori da tre monete, fotografia da due spiccioli, l’ultimo
fiorino è stato quello speso meglio, per il ballo di Paola Senatore sulle
musiche di Carlo Savina, scena che anticipa un abbraccio incestuoso (c’è
proprio di tutto in questo film). L’effetto scream, l’urlo terrorizzato
di donna, uno dei punti di forza del cinema di genere, in questo lavoro è
sfruttato con regola. Janet Agren è la quasi moglie di Patrick, prima ospite a
morire, Paola Senatore invece la figlia. Il teatro nel qual è girato il film è
il Gentile di Fabriano.