Le
amiche. Michelangelo Antonioni. 1955. ITALIA.
Attori: Eleonora Rossi Drago,
Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti, Franco Fabrizi, Yvonne Furneaux,
Madeleine Fisher
Durata: 107’
Torino. Rosetta una sera
fa rientro nella sua camera d’albergo e tenta il suicidio con un’overdose di
barbiturici. Ad accorgersi della donna è Clelia, una donna che vive a Roma ma
che è d’origini torinesi. Per fortuna Rosetta non muore e s’interessa a lei,
più per il piacere del pettegolezzo che per altro, l’amica Momina De Stefani,
la quale s’informa sulle ultime ore trascorse da Rosetta per comprendere il
significato di quel gesto. Dal numero di telefono composto dalla stanza di
Rosetta, prima che quella tentasse il suicidio, Momina rintraccia Lorenzo, un
pittore sposato con Nene, artista che sta passando un momento d'arte migliore
del marito. Il giorno dopo Momina organizza una tranquilla gita al mare dove
però si consumano i primi scontri tra le diverse personalità femminili. Fuggita
perché offesa da Momina (“Perché se una non è buona nemmeno a suicidarsi è
proprio una cretina!”) Rosetta torna in città accompagnata da Clelia.
Quest’ultima incomincia a prendere a cuore la situazione della ragazza e le
offre un posto di lavoro nell’atelier che sta facendo preparare a Torino. Nel
frattempo Clelia s’innamora di un responsabile dei lavori dell’atelier, un
muratore, ed intraprende una breve relazione con questo. Una mattina Rosetta
incontra Lorenzo e gli confessa di aver tentato il suicidio perché innamorata
di lui, che purtroppo è sposato con Nene. Nello stesso momento, Nene riceve una
comunicazione dal suo impresario che le offre di fare una mostra personale in
una galleria di New York. Una sera, a casa di Momina, le donne del gruppo
s’incontrano e Rosetta confessa di avere incominciato una relazione proprio con
Lorenzo. La moglie se ne accorge solo perché nota che i cerini che Rosetta le
presta per accendere una sigaretta, in realtà sono del marito. Interrotta la
sua relazione con Carlo, il muratore, Clelia capisce di esserne diventata
gelosa mentre Rosetta domanda a Lorenzo di avere una relazione più stabile.
All’inaugurazione dell’atelier Nene ne approfitta per affrontare il discorso di
suo marito con Rosetta e le dice che accetterà di andare negli Stati Uniti per
lasciare che la loro relazione possa continuare (“Io per amore, me ne vado” dice
Nene). La sera vanno tutti a cena, e Nene informa Lorenzo della sua decisione
di partire per New York e quello, innervosito ed invidioso anche del successo
della moglie, prima litiga con Cesare, l’architetto che ha fatto i lavori
dell’atelier ed amante di Momina, ma poi se la prende con tutti. Rincorso in
strada da Rosetta, decide di confessarle anche di poter fare a meno di lei. La
mattina dopo la ragazza è rinvenuta morta suicida in un canale e Clelia accusa
Momina perché era stata quella a convincere Rosetta ad intraprendere una
relazione con Lorenzo. Nene e suo marito tornano insieme, perché lei rinuncia a
partire per gli Stati uniti, mentre Carlo e Clelia s’incontrano un’ultima
volta. Lei ha deciso di tornare a Roma, e quando si danno appuntamento alla
stazione per un ultimo saluto, Clelia attende Carlo inutilmente, ma questo è lì
che, senza scoprirsi, la osserva andar via.
Prendendo spunto dal
racconto di Cesare Pavese Tre donne sole pubblicato nella raccolta La
bella estate (1949) Antonioni affronta a viso aperto una profonda critica
alla classe borghese torinese (dice Rosetta spiegando la propria infelicità a
Clelia “Perché dovrei vivere? Per scegliere quale vestito mettere? E quando
ho deciso?”) rappresentata da questo gruppo di donne impellicciate, da un
atelier che racconta uno stile senza passione, e da un gruppo più generico di falliti
da salotto, come grida Lorenzo in trattoria quando litiga con tutti. Ottima
visione del mondo femminile, tenero e cinico, chiacchierato e sentimentale,
freddo e passionale, ma soprattutto annoiato e borghese. A diversi caratteri
psicologici femminili, Antonioni cerca di far corrispondere altrettanti
immaginari maschili, per raccontare una storia in cui le donne si domandano se
gli uomini le comprendono e questi assicurano di non essere capiti dalle donne.
Sebbene la bilancia tra uomo e donna parta sbilanciata in favore delle ultime,
all’apparenza libere ed indipendenti, è l’uomo che conserva una posizione più
stabile di fronte a loro (la dipendenza dal maschio di quasi tutte, e l’ultimo
gesto di Carlo alla stazione, che si nasconde ma riesce a vedere Clelia
partire). Le amiche è, nella forma del realismo psicologico, un ritratto
amaro degli anni cinquanta: il mito del matrimonio, le discrepanze economiche
che incidono sugli affetti, il successo come meta. Un intreccio
d’incomprensioni che aiutano il regista a mostrare la leggerezza dei rapporti
interpersonali e che egli condanna, nel finale, attraverso il suicidio di
Rosetta e le accuse di Clelia. Ben sceneggiato dallo stesso regista con la
collaborazione di due donne, Suso Cecchi D'Amico e Alba De Céspedes, il film è
perfettamente interpretato dalla fotografia di Gianni Di Venanzo, e raccontato
anche attraverso le sobrie musiche di Giovanni Fusco. La pellicola valse il
Leone d'argento a Venezia ed i Nastri d'argento all’attrice Valentina Cortese
(nella parte di Nene) ed al regista Michelangelo Antonioni.
Bucci Mario
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