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Le amiche
Anno: 1955
Regista: Michelangelo Antonioni;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Le amiche. Michelangelo Antonioni. 1955. ITALIA.

Attori: Eleonora Rossi Drago, Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti, Franco Fabrizi, Yvonne Furneaux, Madeleine Fisher

Durata: 107’

 

 

Torino. Rosetta una sera fa rientro nella sua camera d’albergo e tenta il suicidio con un’overdose di barbiturici. Ad accorgersi della donna è Clelia, una donna che vive a Roma ma che è d’origini torinesi. Per fortuna Rosetta non muore e s’interessa a lei, più per il piacere del pettegolezzo che per altro, l’amica Momina De Stefani, la quale s’informa sulle ultime ore trascorse da Rosetta per comprendere il significato di quel gesto. Dal numero di telefono composto dalla stanza di Rosetta, prima che quella tentasse il suicidio, Momina rintraccia Lorenzo, un pittore sposato con Nene, artista che sta passando un momento d'arte migliore del marito. Il giorno dopo Momina organizza una tranquilla gita al mare dove però si consumano i primi scontri tra le diverse personalità femminili. Fuggita perché offesa da Momina (“Perché se una non è buona nemmeno a suicidarsi è proprio una cretina!”) Rosetta torna in città accompagnata da Clelia. Quest’ultima incomincia a prendere a cuore la situazione della ragazza e le offre un posto di lavoro nell’atelier che sta facendo preparare a Torino. Nel frattempo Clelia s’innamora di un responsabile dei lavori dell’atelier, un muratore, ed intraprende una breve relazione con questo. Una mattina Rosetta incontra Lorenzo e gli confessa di aver tentato il suicidio perché innamorata di lui, che purtroppo è sposato con Nene. Nello stesso momento, Nene riceve una comunicazione dal suo impresario che le offre di fare una mostra personale in una galleria di New York. Una sera, a casa di Momina, le donne del gruppo s’incontrano e Rosetta confessa di avere incominciato una relazione proprio con Lorenzo. La moglie se ne accorge solo perché nota che i cerini che Rosetta le presta per accendere una sigaretta, in realtà sono del marito. Interrotta la sua relazione con Carlo, il muratore, Clelia capisce di esserne diventata gelosa mentre Rosetta domanda a Lorenzo di avere una relazione più stabile. All’inaugurazione dell’atelier Nene ne approfitta per affrontare il discorso di suo marito con Rosetta e le dice che accetterà di andare negli Stati Uniti per lasciare che la loro relazione possa continuare (“Io per amore, me ne vado” dice Nene). La sera vanno tutti a cena, e Nene informa Lorenzo della sua decisione di partire per New York e quello, innervosito ed invidioso anche del successo della moglie, prima litiga con Cesare, l’architetto che ha fatto i lavori dell’atelier ed amante di Momina, ma poi se la prende con tutti. Rincorso in strada da Rosetta, decide di confessarle anche di poter fare a meno di lei. La mattina dopo la ragazza è rinvenuta morta suicida in un canale e Clelia accusa Momina perché era stata quella a convincere Rosetta ad intraprendere una relazione con Lorenzo. Nene e suo marito tornano insieme, perché lei rinuncia a partire per gli Stati uniti, mentre Carlo e Clelia s’incontrano un’ultima volta. Lei ha deciso di tornare a Roma, e quando si danno appuntamento alla stazione per un ultimo saluto, Clelia attende Carlo inutilmente, ma questo è lì che, senza scoprirsi, la osserva andar via.

Prendendo spunto dal racconto di Cesare Pavese Tre donne sole pubblicato nella raccolta La bella estate (1949) Antonioni affronta a viso aperto una profonda critica alla classe borghese torinese (dice Rosetta spiegando la propria infelicità a Clelia “Perché dovrei vivere? Per scegliere quale vestito mettere? E quando ho deciso?”) rappresentata da questo gruppo di donne impellicciate, da un atelier che racconta uno stile senza passione, e da un gruppo più generico di falliti da salotto, come grida Lorenzo in trattoria quando litiga con tutti. Ottima visione del mondo femminile, tenero e cinico, chiacchierato e sentimentale, freddo e passionale, ma soprattutto annoiato e borghese. A diversi caratteri psicologici femminili, Antonioni cerca di far corrispondere altrettanti immaginari maschili, per raccontare una storia in cui le donne si domandano se gli uomini le comprendono e questi assicurano di non essere capiti dalle donne. Sebbene la bilancia tra uomo e donna parta sbilanciata in favore delle ultime, all’apparenza libere ed indipendenti, è l’uomo che conserva una posizione più stabile di fronte a loro (la dipendenza dal maschio di quasi tutte, e l’ultimo gesto di Carlo alla stazione, che si nasconde ma riesce a vedere Clelia partire). Le amiche è, nella forma del realismo psicologico, un ritratto amaro degli anni cinquanta: il mito del matrimonio, le discrepanze economiche che incidono sugli affetti, il successo come meta. Un intreccio d’incomprensioni che aiutano il regista a mostrare la leggerezza dei rapporti interpersonali e che egli condanna, nel finale, attraverso il suicidio di Rosetta e le accuse di Clelia. Ben sceneggiato dallo stesso regista con la collaborazione di due donne, Suso Cecchi D'Amico e Alba De Céspedes, il film è perfettamente interpretato dalla fotografia di Gianni Di Venanzo, e raccontato anche attraverso le sobrie musiche di Giovanni Fusco. La pellicola valse il Leone d'argento a Venezia ed i Nastri d'argento all’attrice Valentina Cortese (nella parte di Nene) ed al regista Michelangelo Antonioni.

 

 

Bucci Mario

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