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A domani
Anno: 1999
Regista: Gianni Zanasi;
Autore Recensione: Alberto Corsani
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 19-10-1999


A domani Allora si possono anche fare dei film intelligenti, e che affrontino problemi come la famiglia e gli adolescenti, senza cadere nel melodramma, nella denuncia sociale retorica, nel piagnisteo o nel moralismo. Serve però un elemento fondamentale: il senso dell'umorismo, la volontà di non prendersi troppo sul serio. Ingrediente che Zanasi evidentemente possiede e che applica bene a un impianto che potrebbe sembrare trito e ritrito come il senso di insoddisfazione di due adolescenti, fratello e sorella, sui 14 lui, sui 17 lei, in una famiglia, pare, di industrialotti di provincia, casa elegante e soprattutto pulita. Nessun discorso reazionario, intendiamoci, da parte dei genitori, neanche repressione: semplicemente pulizia, bella presenza, vuotaggine.

Il fratello piccolo sente per caso che la maggiore ha in programma di seguire un suo avventizio spasimante al Motor Show di Bologna, a costo di star via di casa (senza, ovviamente, dirlo a nessuno). Il minore non tradisce, non fa il delatore, semplicemente decide di prendersi cura, a modo suo, della sorella e del babbione che la accompagna. Che dovrebbe, anzi, perché all'ultimo si ritira, fra le ire della ragazza, decisa ormai al passo. Si è ritirata d'altra parte anche l'amichetta del fratellino. Così il viaggio lo fanno fratello e sorella, lei che deve sopportare lui, saccente ma simpatico. E decisamente più spigliato nel confronto con il «mondo nuovo», nella fattispecie due scuderie di meccanici «da corsa», presso i quali si spaccia per figlio di un collega loro.

Qui il film dilaga: e mette in mostra, e addita al nostro ludibrio, non tanto la rispettabilità borghese dei genitori dei due, quanto il vuoto che circonda il cameratismo maschile: un po' si burlano del ragazzo, un po' ci credono perché lui ha tanta faccia da culo, fatto sta che finiscono tutti sbronzi, i meccanici, il ragazzino, la sorella e il babbione numero due, raccattato a Bologna e pieno di luoghi comuni. Da lui viene il rapporto più felicemente inventato da Zanasi: il suo entusiasmo per le trovate, geniali ma infantili, del ragazzino ci fa vedere un giovane ancora tanto adolescente.
Più matura, la ragazza non contesta, non si ribella più di tanto, non fa prediche, sopporta il tutto con belle musiche grottesche, belle immagini di provincia e un bel ritmo. Meglio, molto meglio, di tante trombonate dei senatori.