NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Honogurai Mizuno Sokokara
Anno: 2002
Regista: Nakata Hideo;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 08-11-2002


Honogurai Mizuno Sokokara

Honogurai Mizuon Sokokara

Regia di Nakata Hideo

sceneggiatura: Nakamura Yoshihiro, Suzuki Ken-Ichi, dal romanzo di Suzuki Koji
fotografia: Hayashi Junichiro
musica: Kawai Kenji
scenografia: Nazakawa Katsumi
montaggio: Takahashi Nobuyuki
suono: Iwakura Masayuki
cast: Kuroki Hitomi, Kanno Rio, Oguchi Mirei, Mizukawa Asami
durata: 101'
nazionalità: Giappone, 2002 produzione: Ichise Takaper Oz Prod.
vendita: Kadokawa Shoten Publishing Co. Ltd., 2-13-3 Fujimi, chiyoda-ku, Tokyo 102-8177, tel. 81 3 32388485, [email protected]

Ciò che stupisce di questo film è l'ansia che trasmette agli spettatori attraverso la ripetizione martellante di situazioni che risultano angoscianti per due ordini di motivi: l'acqua che corrode strutture fatiscenti di una anonimissima periferia, e la sparizione.


Sparisce spesso la bambina contesa tra i due genitori, sparita è la bambina che due anni prima sotto la solita pioggia battente ha fatto la sua ultima apparizione in una cerata gialla, portando a tracolla una borsetta rossa, ricorrente traccia che unisce le due famiglie; e la famiglia è lo sfondo che trova le maggiori responsabilità delle infinite turbe e dei tanti rimorsi della madre di Ikuko, al punto da spingerla a occuparsi del fantasma delal ragazzina scomparsa dall'appartamento 405 al piano superiore, inondato dall'acqua che invade ogni anfratto.
In realtà le sparizioni trovano proprio nell'acqua un valido sostituto che s'infiltra nelle coscienze e costringe a pre-occuparsi. È un urlo di dolore per abbandonno che si esprime in quei corridoi spogli intrisi d'acqua, che riesce a coinvolgere lo spettatore nella tematica dell'abbandono.

Molto minore è l'interesse che deriva dagli episodi che riempiono quel vuoto: tanto è opprimente il luogo - una casa grigia e in stato di abbandono - quanto deprimente è la lentezza della recitazione, l'inutile imbambolamento della madre e l'insistenza sui primi piani della bambina; quanto riesce quando c'è l'acqua in campo, tanto è approssimativo il racconto para-televisivo della quotidianità; imbarazzante il tentativo di alludere a Shining, per fortuna abbandonati per svoltare verso un finale ben architettato, che riscatta la figura "patetica" della giovane madre, offrendo una valida metafora del suicidio nella vasca come congiungimento con una bambina che richiede attenzione, presenza materna pretesa dal fondo della vasca stessa.

Assolutamente inacettabile è l'epilogo giustapposto: un'appendice ambientata dieci anni dopo, dove ritroviamo la ragazzina che avevamo lasciato sul pavimento di fronte all'ascensore - che invece è un luogo assolutamente filmico, in cui avvengono tutte le sequenze più cinematograficamente interessanti - travolta da un'enorme onda kubrickiana che conferiva la certezza dell'abbandono della madre, vista nell'oscena posa con l'orribile "cosa dalla cisterna"che le sugge il seno, mentre Ikuko è esclusa, fuori dall'ascensore.
L'incontro con i suoi fantasmi annidati in quella casa ancora più fatiscente è inutile, dannoso, pleonastico, ripreso con effetto flou e slegato dal resto dell'atmosfera che almeno era stata mantenuta su un buon livello di umido grigiore fino a quel punto, virando invece sul misticheggiante e spingendo la ragazzina a prendere definitivamente coscienza della sua solitudine. Con questo si vuole inserire anche lei nel retaggio che pone le donne del film in una condizione di abbandono, da cui scaturirà sicuramente qualche turba, che nella madre aveva trovato le prime avvisaglie in volumi cn cui era venuta in contatto in seguito al suo lavoro di correttrice di bozze: il contenuto di quei libri, che nella pratica ossessiva della ricerca del refuso si annidarono con i loro mostri nella mente della donna, aveva squilibrato la mente della donna, insinuando il tarlo che poi l'acqua, l'infiltrazione, l'orribile storia della bambina caduta nelal cisterna e rievocata in una sorta di ipnotico rallenti virato su toni ocra - banale - avevano esacerbato fino all'ansiotico finale, edulcorato dall'appendice esplicativa.