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L'homme du train - L'uomo del treno
Anno: 2002
Regista: Patrice Leconte;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 07-09-2002


L'homme du train 1

Visto a Venezia 2002

L'homme du train - L'uomo del treno
Regia: Patrice Leconte
Sceneggiatura: Claude Klotz
Fotografia: Jean-Marie Drejou
Montaggio: Joelle Hache
Produzione: Philippe Carcassone, Brigitte Faure, Cine b - Zoulou Films, Rhone Alpes Cinéma, Fcc, Tbedale Films, Pandora FilmProduktion - Cinéma Parisien, Media Suits
Interpreti: Jean Rocheforte (Manesquier), Johnny Hallyday (Milan), Jean-François Stevenin (Luigi), Charlie Nelson (Max), Pascal Parmentier (Sadko), Isabelle Petit-Jacques (Viviane)
Origine: Francia, 2002, 90 min., 35 mm
Sezione: Concorso

Gettarsi ironicamente nella descrizione di due esistenze non è certo facile quando dalla sostanziale opposizione il racconto tende imprevedibilmente a scoprire i fili che legano due uomini. Semplicemente l'enigma di destini che s'incontrano sul territorio intimo delle aspettative. Manesquier, ex professore di lettere e grande esteta della perfezione e del buon gusto, vive in una casa circondato da una grande libreria e un pianoforte, ma la cultura è solo una noia mortale. Milan è un rapinatore. Sta preparando un colpo nella banca locale, così l'ospitalità di Maniesquier gli consente di non esser troppo in vista. Maniesquier capisce immediatamente il motivo della presenza di Milan. È abituato a studiare le persone, i piccoli grandi abusi delle persone "normali", come la donna al panificio che chiede ai suoi clienti se desiderano qualcos'altro, solo per spingerli a comprare di più. Sono gesti che la naturale rudezza di Milan sconfigge in poche battute. Milan e Maniesquier si attraggono attraverso questo scambio di ipotesi sulle loro vite. Si può essere diversi, si è quello che si è per tutta la vita o si può cambiare? Il carattere di un individuo è davvero così tiranno da condizionare ogni più piccolo aspetto della sua vita? Così sembra sempre inesorabile tentare di addentrarsi il più possibile e non solo con la fantasia nella vita dell'altro. Milan è affascinato dall'eleganza, dall'intelligenza pungente e ironica di Maniesquier. Quest'ultimo è invece attratto dalla semplicità del rapinatore, dal suo rude savoir faire che gli permette di ottenere facilmente le cose. Quando Maniesquier chiede a Milan com'è una rapina, se l'organizzazione è difficile perché tutto deve funzionare alla perfezione, Milan risponde che è tutto molto più facile. Uno entra in banca chiede i soldi e fila via. Leconte continua a proporci un cinema di gran respiro per la sua capacità di approfondire caratteri psicologici. Qui si ha la sensazione di un perfetto equilibrio nella descrizione dei personaggi. Un'attenzione quasi ossessiva verso gli interpreti diluita in tempi lunghissimi. Attori isolati nello spazio segreto del loro incontro.

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