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ABOUT A BOY
Anno: 2002
Regista: Chris Weitz; Paul Weitz;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 12-07-2002


ABOUT A BOY

About a boy
Regia: Chris Weitz, Paul Weitz
Soggetto: From the novel by Nick Hornby
Sceneggiatura: Peter HedgesChris WeitzPaul Weitz
FotografiaRemi Adefarasin
Montaggio Nick Moore
Musiche: Damon Gough
Scenografia: Gary Freeman
Costumi: Joanna Johnston
Interpreti: Hugh Grant (Will Freeman), Toni Collette (Fiona), Rachel Weisz (Rachel), Isabel Brook (Angie), Sharon Small (Christine), Victoria Smurfit (Suzie), Nicholas Hoult (Marcus), Madison Cook (Imogen), Jordan Cook (Imogen), Nicholas Hutchison (John)
Ryan Speechley (Barney)
Joseph Speechley (Barney)
Nat Gastiain Tena (Ellie)
Produzione: Tim Bevan, Robert De Niro, Brad Epstein, Eric Fellner, Jane Rosenthal
Origine: Regno Unito, Stati Uniti, 2002
100', v.o. inglese, 35 mm
visto al Taormina BNL FilmFest 2002

Pregi della commedia sono la battuta pungente e la velocità. About a boy li possiede entrambi. E davvero si riconosce nella scrittura di Hornby (che è l’elemento fondamentale del film) la capacità di coniugare le varie situazioni della storia ad esperienze psicologiche di vissuto. Di maschi sulla trentina abbondante in balìa di sentimenti molto forti, di passioni, quasi di modalità che condizionano fortemente la loro vita. Nel caso di Will (Hugh Grant) ci troviamo di fronte ad un uomo che ha capito perfettamente i meccanismi del capitalismo. Non lavora perché i diritti della canzone scritta dal padre, un jingle di Natale che risuona ovunque durante le feste di fine anno, gli consentono di vivere nell’agio e di dedicarsi all’attività più ambita dai consumatori: tempo solo per consumare in totale serenità. Will divide la giornata in unità, di mezz’ora, per vedere la televisione, per fare tranquillamente un bagno, dal parrucchiere, per comprare dischi, per acquistare vestiti e così via. Poi si dedica alle donne, nel senso che studia i modi per conquistarle, seleziona abilmente le sue "vittime", ma finisce con l’incasinarsi in un gruppo di genitrici single, perché separate o divorziate. L’ideologia capitalistica è fondamentale per comprendere al meglio i meccanismi che condizionano la vita di Marcus, un bambino sacrificato dalla buona morale della madre, la quale ha applicato il suo delirio, la sua follia al figlio, vestendolo come un pastore sardo, con capi confezionati forse da lei stessa, vestiti non dell’industria, e poi la cultura vegetariana, moralità contro il consumo di carne e la frequentazione dei MacDonald’s. Marcus naturalmente non è in grado di attivare una reazione tanto forte che gli consenta di opporsi alle scelte, non consapevoli ed imposte, della maggioranza dei compagni di scuola. L’incontro con Will non è un’apertura verso i consumi, ma la riflessione su due modi di vivere che devono fare i conti con le proprie scelte di vita. La patologia della madre di Marcus, la cui depressione la spingerà al suicidio, non dipende certo dall’astinenza dai consumi, come qualcuno potrebbe inferire. La malinconia dipende anche dalla constatazione che si concretizzerà ancora di più nel finale, durante lo show a scuola: occorre trovare dei punti di solidarietà con gli altri, dei contatti e solo a questo punto elaborare le proprie opinioni, confrontarle, vivere insomma più vicini ad una situazione di compromesso. Anche Will in fondo vive una situazione radicale, quella di non accettare bambini, e il finale apre le porte di nuove percezioni a tutti i personaggi. I fratelli Weizs mostrano gran sagacia, nel rendere visibili i pensieri, anche utilizzando espedienti molto efficaci, usati anche da Frears nella trasposizione di un altro romanzo di Hornby, Alta fedeltà, ovvero manifestare quella sostanziale discordanza tra pensiero e ciò che si dice nelle relazioni con gli altri.


Conferenza stampa con i registi Chris e Paul Weitz e l'attore Hugh Grant

Abbiamo visto molti temi importanti, tra cui la famiglia, Marcus dice due va bene ma tra è il numero perfetto per comporre una famiglia cosa pensate della famiglia?
Hugh Grant: Penso che sia meravigliosa una famiglia, io ne avevo una ma credo che il film suggerisca che il modello istituzionale di famiglia sia superato.
Chris e Paul Weitz: Credo ci siano enormi vantaggi in una famiglia unita, ed i bambini non credo debbano imparare esclusivamente dai genitori...

La recitazione britannica ha degli standard molto alti cosa pensa della televisione e della recitazione delle soap opera
Hugh Grant: No, non credo, che la televisione sia pericolosa, la recitazione è un talento che molte persone hanno, più importante è lo script, se la storia è buona

Ho letto che lei si è molto identificato con il personaggio
Hugh Grant: Sì, è vero

Il film segue il libro con molta precisione, tranne alla fine per la scena del concerto , come mai?

Chris e Paul Weitz: Il romanzo è stato considerato in due modi diversi, la parte dedicata al suicidio e poi un'altraparte che abbiamo completamente cambiato per far
Hugh Grant: Chris e Paul mi hanno colpito per la loro commistione di intellettuale ed umorista.

Ha iniziato con un film con Maurice poi ha fatto un po' sempre lo stesso film cosa ne pensa?
Hugh Grant: Sì, (ride) sono un attore limitato ecco perché faccio sempre lo stesso ruolo.

Cosa ci dice del suo ruolo di padrino con Marcus?
Hugh Grant: Non so che dire lui ha iniziato il film come un ragazzo carino e alla fine si dedica all'alcol, al gioco d'azzardo ecc...

Le piacerebbe girare un film in Sicilia?
Hugh Grant: Sì, mi piacerebbe anche se il mio italiano e limitato, so solo dire mia sorella è malata.

Si sta mettendo in forma per il suo prossimo ruolo di primo ministro?
Hugh Grant: Non è stato ancora confermato, però lei sarebbe un ottimo primo ministro.

Sotto l'apparenza di commedia brillante ci sia il dramma dei bambini vittime dei divorzi, cosa ne pensa di questa componente dolorosa?
Hugh Grant: Ottima idea molte commedie hanno un filo di dolore, e credo che i registi siano d'accordo
Chris e Paul Weitz: Tutti dicono che i bambini di genitori divorziati vivono male però credo che sia possibile dare vita a qualcosa di più positivo e costruttivo.

Fa sempre un lavoro preparatorio prima di interpretare un ruolo?
Hugh Grant: Con tutti i film mi preparo, interferisco un sacco in tutte le fasi del film, mi preoccupo sempre anche dei cartelloni nei vari paesi anche in Italia.

I prossimi film saranno ancora comici o più drammatici?
Chris e Paul Weitz: Il terzo sarà deprimente... sì tra American pie e About a boy ci sono analogie, credo che dobbiamo crescere e distaccarci dall'ironia però non sappiamo cosa faremo in futuro e non abbiamo usato il criterio di triste o comico.