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Yi ge dou bu neng shao
Anno: 1998
Regista: Zhang Yimou;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Cina;
Data inserimento nel database: 08-09-1999


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Visto a Venezia 99

Yi ge dou bu neng shao (Non uno di meno)
Di Zhang Yimou

Se è vero che i bambini al cinema vincono sempre il film del cinese Zhang Yimou, per la quarta volta a Venezia, ha davvero buone possibilità di aggiudicarsi il Leone d'oro (il fatto che sia anche bellissimo è purtroppo incidentale, come esperienze passate insegnano...).
"Yi ge dou bu neng shao", interpretato integralmente da attori non protagonisti che più o meno ricoprono gli stessi ruoli che hanno nella loro vita reale, ci racconta di come una ragazzina 13enne, assunta per svolgere il ruolo di supplente in una scuola elementare di un villaggio di campagna, affronti un viaggio non facile in città nel tentativo di recuperare uno dei suoi alunni, spedito lì dalla famiglia assai indigente per lavorare (questo era infatti il patto tra la ragazzina e il maestro che lei sostituisce: al ritorno di lui, non doveva mancare neanche un alunno, e lei avrebbe percepito alcune monete in più).

Un film che è allo stesso tempo una dolcissima favola (quasi incredibile il fatto che né a Wei Minzhi, la maestrina, né a Zhang Huike accada nulla di brutto, e anzi la gente si prodighi per aiutarli) ed una forte denuncia politica contro il sistema scolastico pubblico cinese e contro l'analfabetismo: molte scuole infatti sono fatiscenti come quella del villaggio di Wei Minzhi, provviste di pochissimi fondi e destinate a soccombere a meno che qualche privato non decida di sostenerle, come lo stesso regista non manca di ricordarci nei titoli di coda. E c'è di più, come del resto in tutto il cinema del bravissimo Yimou: ragazzini che si entusiasmano per pochi soldini guadagnati spostando mattoni, ragazzini che si industriano per poter racimolare sempre qualche monetina in più di quanto gli spetterebbe. Normale forse in occidente, ma in un paese che "dovrebbe" abborrire il capitalismo, forse, un po' meno...

 

Conferenza stampa del film, presente il regista Zhang Yimou

Il film nasce da una scelta di restare all'interno della sua cultura e delle sue radici?

Sì. Non desidero per ora girare film all'estero, non ho familiarità con il cinema estero. Questa è una storia che pensavo di girare da molto tempo perché conosco assai bene questi villaggi, anche se la mia infanzia è stata diversa, dal momento che io sono nato e cresciuto in città.

Che metodo di lavoro ha usato con questi attori, tutti non professionisti?

La lavorazione del film è stata allo stesso tempo difficile ma estremamente interessante. Dicevo sempre ai bambini di rilassarsi e di non fissare la macchina da presa, ma poi le scene andavano rifatte molte volte perché il risultato era sempre diverso. Ad ogni modo, ogni personaggio del film interpreta praticamente ciò che è nella vita reale, per cui ho dovuto dare poche indicazioni sulla sceneggiatura, solo dei suggerimenti volta per volta.

Ci sono nel film scene aggiunte rispetto alla sceneggiatura?

Sì, ci sono stati molti cambiamenti durante la lavorazione.

La città è rappresentata metaforicamente?

No, in realtà molte città cinesi sono diverse da come se le immaginano gli occidentali, magari piene di forze di polizia etc. La verità è che sono molto simili a come ho rappresentato la città in questo film.

Lei lavora spesso su soggetti così minimalisti finendo poi per realizzare opere immense...

Mi piace partire da piccole storie per poi parlare di temi universali. In realtà è un principio estetico molto radicato in Cina.
(l'espressione esatta usata da Yimou è "si parte da una goccia e si arriva ad un oceano")

Per quale motivo ha scelto di dare un'immagine così positiva della Cina (è incredibile che ai bambini in una grande città non capiti di incontrare nessun balordo, ed anzi la gente li aiuta...)?

Beh, trovo giusto che il film finisca bene, visto che è una storia di bambini (e comunque non mi sarebbe stato possibile filmare una realtà più dura).. Nel romanzo la supplente era un'adulta. A me è piaciuta molto l'idea di portare l'età di Wei Minzhi a 13-14, raccontando così una storia di una ragazzina a confronto con bambini in fondo di poco più giovani di lei.

Lei ha dichiarato di amare il cinema di Kiarostami. Perché?

Mi piace perché ha uno stile molto personale: il suo è un cinema semplice e "normale".

E' difficile raggiungere la semplicità al cinema?

Estremamente, soprattutto oggi, che la nostra società è sempre più ricca e complessa.

Ma la televisione cinese è così "casalinga" come abbiamo visto nel film?

In Cina c'è lo stesso fenomeno che c'è dovunque: la televisione riveste un ruolo fondamentale nella vita della gente. Ciò nonostante spettacoli come quello del film, dove la gente normale partecipa per esporre i propri problemi, sono molto comuni.

Lei è già stato altre tre volte alla Mostra del cinema di Venezia. Perché le piace così tanto e cosa pensa dell'edizione di quest'anno?

Mi piace perché è un festival molto più rilassato degli altri. Quanto all'edizione di quest'anno, finora non ho avuto il tempo di vedere film, ma mi ha incuriosito il fatto che tutti dicano che in questa edizione si parla molto di sesso. Addirittura un giornalista stamattina in un'intervista mi ha chiesto come mai il mio film parla di bambini e non ci sono scene di sesso!

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Sto lavorando al cinema su una storia di argomento urbano ed in teatro su una rappresentazione del "Flauto magico" di Mozart in un teatro lirico tedesco.

Le donazioni fatte alla scuola sono vere?

Sì, e non solo: la scuola ha ricevuto regali anche dopo il film e i due attori principali sono stati mandati a studiare gratuitamente in città.