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Waco - The rules of engagement Anno: 1996 Regista: William Gazecki; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: Usa; Data inserimento nel database: 07-05-1998
Waco: the Rules of Engagement, di William Gazecki
Waco: the Rules of Engagement. Regia di William
Gazecki. Sceneggiatura di Dan Gifford, William Gazecki, Michael
McNulty. Usa 1996, 165 minuti.
Waco, Texas, ovvero tutto quello che magari avrete anche sospettato
ma che non avete mai avuto il coraggio di sostenere. Il fatto
di cronaca è noto anche da noi: David Koresh, capo carismatico-spirituale
della setta dei "davidiani", dopo un assedio delle forze
del Bureau of Alcool, Tobacco and Firearms durato ben cinquantuno
giorni, decide per il suicidio di massa, ordinando d'incendiare
il complesso residenziale in cui la setta si trova costretta.
Settanta persone tra uomini, donne e bambini perdono la vita.
La tesi dell'FBI è laconica e chiude il caso: "suicidio
di massa". Questa la versione ufficiale che la stampa di
tutto il mondo ha diffuso. Ma le cose sono andate realmente così?
William Gazecki realizza un documentario sull'accaduto in quel
tragico 19 aprile '93, indagando nei risvolti di una vicenda che
il buon senso rifiuta di ritenere chiara e conclusa. Da un lato
una sorta di irrazionale fanatismo religioso, dall'altro i depistaggi
e le false asserzioni delle autorità, del potere. Dove
risiede la verità? Aristotele vacillerebbe senza rimedio:
la struttura del filmato non lascia dubbi allo spettatore, sempre
più sconcertato e raccapricciato dalla crudezza di ciò
che si manifesta sullo schermo. Inevitabilmente anche un documentario,
che per definizione si basa su immagini reali, vere e non modificabili,
subisce condizionamenti ideologici da parte di colui che lo realizza:
il solo montare una dichiarazione dietro un'altra, solo per fare
un esempio, implica una scelta di campo da parte del cineasta,
una sua precisa assunzione di responsabilità di fronte
al flusso delle immagini. Inutile quindi affermare a priori l'imparzialità
di ciò che viene mostrato. Ciononostante è indubitabile
che dal documento emerga, tramite diverse interviste a sopravvissuti
ed esperti, reportages televisivi, cronache giudiziarie, filmati
inediti dell'FBI, una nuova verità, quella di una guerra
personale condotta dai corpi speciali e dalla stessa polizia federale
contro un corposo numero di persone colpevoli di vivere secondo
dettami non convenzionali, praticanti un particolare culto in
un paese dove la libertà è tale solo fino ad un
certo punto. Le indagini e la ricostruzione del film di Gazecki
sono da applauso: dettagliate, intriganti, pertinenti ed incredibilmente
appassionanti. Forse è merito della situazione tristemente
nota, fatto sta che la narrazione è organizzata dal regista
in modo magistrale, degna di un grande giallo che si dipana senza
una sola caduta di tono per centosessantacinque minuti di durata
grazie ad un montaggio serrato che accosta con perizia le varie
testimonianze e le differenti ricostruzioni. La verità
assume pian piano una nuova forma: l'incendio pare essere divampato
a causa dei colpi d'arma da fuoco delle autorità assedianti
(che hanno sempre negato di aver esploso anche un solo colpo)
indirizzati all'interno dei locali già saturi dei gas lacrimogeni
precedentemente introdotti. Il risultato è stato una reazione
chimica che ha prodotto un ossido di cianuro letale per le settanta
persone all'interno dello stabile. Una vittoria per le forze dell'ordine
schierate? A giudicare dalla bandiera issata al posto di quella
della setta, pare proprio di sì; in realtà è
solo una delle tante macchie sulla coscienza di una nazione che
pretende ancora di porsi come fulgido esempio di civiltà
e libertà democratiche.
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