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Time and Tide
Anno: 2000
Regista: Tsui Hark;
Autore Recensione: Sara Borsani
Provenienza: Hong Kong; Cina;
Data inserimento nel database: 19-09-2000


Time and Tide

Visto a Venezia 2000
Scheda tecnica

Regia Tsui Hark
Sceneggiatura Koan Hui, Tsui Hark
Fotografia Ko Chiu Lam, Herman Yau
Montaggio Marco Mak
Musica Tommy Way
Produzione Film Workshop Company e Columbia Pictures Film Production Asia
Cast Nicholas Tse, Wu Bai, Anthony Wong, Joventino Couto Remoutigue, Candy Lo, Cathy Chui
Versione originale cantonese, mandarino, spagnolo
Hong Kong/Cina 2000

Il ritorno grandioso, picaresco, visionario del maestro indiscusso del cinema fantasy (definizione che va al di là dei generi canonici riconosciuti dalla critica occidentale) di Hong Kong. Questo film restituisce all’isola, ai cultori e agli amanti distratti del cinema orientale, e ai risultati estremi a cui può portare l’immagine un regista che, nel suo emigrare in America, aveva perso il suo piglio originario, la sua fantasia creatrice.

Per coloro che solo ora si avvicinano a questo mondo popolato di gangster, effetti speciali, umorismo e ironia, violenza portata agli estremi (che male si accosta ai noir, ai thriller psicologici di stampo europeo e americano…anche se molti di questi registi, Tsui Hark, John Woo, Johnnie To - solo per citarne alcuni - amano decantare origini nobili, come Melville, Leone, Kurosawa), Tsui Hark può rappresentare il salto verso l’amore incondizionato del virtuosismo visivo, del dinamismo sfuggente, dell’azione condensata in ogni singola inquadratura.

La trama di questo film è apparsa a molti assai sconclusionata, o quanto meno oscura, caratteristica questa, però, che appare comune a molti cineasti hongkonghesi, attenti soprattutto all’impatto visuale e ai contenuti nascosti, in un primo tempo impercettibili, e che comunque non deve spaventare…un film come Time and Tide deve essere apprezzato non tanto per la storia in sé, quanto per come essa viene portata sulla scena e questo rientra pienamente non solo negli intenti di Tsui Hark, ma anche nel bagaglio culturale vecchio di millenni, le cui radici affondano nella culla del pensiero cinese (religioso e letterario), che condizionano in modo sottile e non sempre manifesto anche le produzioni più recenti.

Time and Tide risulta quindi un film avvincente, un "thriller" (le virgolette sono d’obbligo, thriller, commedia sentimentale…non vi è definizione che risulti completamente appropriata quando si parla della produzione cinematografica e, in senso lato, di quella culturale di Hong Kong) elettrizzante che si contraddistingue per l’intreccio emozionante, per il ritmo serrato e le numerose scene d’azione pirotecniche ed esplosive (non solo in senso metaforico, ma anche in quello più materiale, viste le esplosioni, i conflitti a fuoco, gli inseguimenti che a volte risultano incredibili ed esasperati) e per un’irraggiungibile padronanza della tecnica espressiva formale, che ha reso noto Tsui Hark in tutto il mondo grazie a "Storie di fantasmi cinesi" e che, nel caso qui preso in considerazione, fa grande uso degli effetti speciali ottenuti grazie alle più moderne tecnologie computerizzate.

La trama forse non brilla di originalità e cade nel sentimentalismo, ma evidente è la ricerca di un senso altro e attenta è la resa psicologica dei quattro protagonisti principali. La storia inizia con i primi versi della Genesi, quelli relativi alla creazione, per poi perdersi nelle riflessioni e nei sogni dell’irrequito Tyler, un giovane incosciente che non riesce a trovare un suo posto nella società e che segretamente coltiva l’aspirazione di arricchirsi per fuggire in qualche remota isola del Sud-America. Per far questo, si fa assumere dal fantomatico Zio Ji, un procacciatore di guardie del corpo che certo non fa della professionalità e dell’onestà il suo vanto, e si distingue subito per la sua sfrontatezza; l’incontro di una notte con una giovane poliziotta lesbica lo trasforma improvvisamente in padre e lo carica di nuove responsabilità, ma la giovane non sembra volerne sapere di lui, decisa a conservare la sua autonomia.

In un supermercato, grazie ad un simpatico equivoco, Tyler fa la conoscenza di Jack e Hui, una giovane coppia in attesa del primo figlio, l’amicizia fra i tre nasce spontanea anche grazie ad un altro avvenimento: durante la cena di gala organizzata per il compleanno di Hong, potente capo di una spietata triade e padre di Hui, Tyler si rende conto che il padre della ragazza osteggia il suo matrimonio e si sente solidale nei confronti della coppia. Purtroppo la festa rappresenta anche l’inizio delle rocambolesche disavventure che coinvolgono lo sfortunato ed ingenuo Tyler e che vedono nel misterioso Jack un involontario protagonista; Jack, infatti, ha lavorato in passato in Sud-America in rappresaglie governative contro i ribelli, ora alcuni dei suoi ex-commilitoni sono venuti ad Hong Kong (soprannominata la città degli scarafaggi) accusandolo di tradimento e costringendolo a collaborare con loro nel tentativo di eliminazione del boss Hong, pena l’uccisione della moglie.

Jack e Tyler si ritrovano così a combattere su due fronti opposti, ma il rispetto e l’amicizia che li legano cancelleranno ogni dubbio, così Tyler aiuterà l’amico a distruggere i suoi nemici e salverà la giovane moglie mentre, nel bel mezzo di un violentissimo e terribile scontro a fuoco, darà alla luce suo figlio.

Il film si chiude con un lieto fine che ridona calma e serenità anche allo spettatore, che per un’ora e mezza è rimasto con il fiato sospeso, rimirando avvinto le stupefacenti scene di inseguimento aereo che si svolgono tra una miriade di proiettili mentre i due antagonisti (Jack e il capo dei mercenari) si lanciano dalle finestre di un altissimo palazzo.

Da segnalare l’apparizione cameo di Anthony Wong nella parte dello Zio Ji, che lo innalza nel gota internazionale delle stelle e lo avvicina per bravura e doti di trasformismo ad un altro mostro sacro del cinema: Robert De Niro.