NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


The Ogre - Der Unhold
Anno: 1997
Regista: Volker Schlöndorff  ;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Francia; Germania; UK;
Data inserimento nel database: 30-04-1998


Francia, ipoteticamente primi anni del '900. Abel e' un ragazzino di circa 11-12 anni, frequenta il collegio di San Cristoforo, dove viene trattato malissimo sia dai compagni che dagli insegnanti. Dopo una lezione ed in previsione dell'ennesima punizione da parte di un insegnante, Abel si ritrova a desiderare ardentemente che la scuola prenda fuoco, ma... com'era che diceva quel vecchio adagio, "stai attento a quello che desideri perche' potresti ottenerlo"? La scuola va a fuoco davvero, ma nell'incendio perde la vita l'unico vero amico che Abel aveva, Nestor. Gli anni passano, Abel diventa un uomo (interpretato da John Malkovich), ma mantiene la stessa indole mite e fatalista che aveva da ragazzino. Accusato ingiustamente di aver molestato una bambina, e' costretto a partire per la guerra. Fatto prigioniero, si ritrovera' a lavorare per alcuni alti gradi dell'esercito del Fuhrer, prima in una specie di tenuta nella Foresta Nera (o almeno credo che si trattasse di quella), poi in un castello preposto all'educazione e alla preparazione di giovani all'esercito. Finche' questo castello non viene assalito dai nemici... "The Ogre" significa "orco": e cosi' era stato definito Abel quando lo si credeva un pedofilo, cosi' di nuovo lo si appellava quanda andava in giro cercando i ragazzini da portare al castello per ingrossare le fila dei futuri eserciti. E cosi' veniva anche chiamato, sempre ingiustamente, uno splendido alce con cui Abel aveva fatto amicizia nei primi tempi della sua prigionia, quando riusciva ad allontanarsi per qualche ora in un capanno sperduto nella foresta. Mite, pacifico, sottomesso, incapace ad avere rapporti con gli uomini Abel riusce ad avere splendidi rapporti con i bambini e con gli animali, e' una persona pura e pulita, e sembra quasi che gli orrori che gli si manifestano attorno non riescano a toccarlo. Malkovich e' straordinario, un attore intenso e protagonista come lui che riesce a interpretare un ruolo cosi' sottomesso, silenzioso, modesto, cosi' agli antipodi con il personaggio del Visconte di Valmont che sembrava gli fosse stato ritagliato addosso. Un film bello, delicato, pulito, capace di parlare di orrori atroci con un senso del pudore difficile da raggiungere, che solo in poche occasioni mi era capitato di sperimentare... ho pensato a lungo, durante la visione di questo film, a "Arrivederci ragazzi" di Louis Malle, tanto che la dedica finale al regista francese, poco prima dei titoli di coda, non mi ha stupito piu' che tanto. A completare il quadro di questo piccolo gioiellino, la colonna sonora, opera dello stesso di "Gattaca", e i paesaggi, la foresta tedesca, i suoi castelli, i suoi colori, una fotografia davvero da ricordare. Piu' che un film, una piccola poesia.