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Sabor a mi
Anno: 1997
Regista: Claudia Morgado Escanilla;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 18-04-1998


Sabor a mi

Sabor a mi

Regia: Claudia Morgado Escanilla
Formato: 35 mm.
Durata: 21´
Provenienza: Canada

Anno: 1997


La regista evoca e mantiene un´inebriante atmosfera di eccitazione dei sensi a cui contribuiscono molto l´avvolgente penombra e l´impianto che incornicia le riprese più erotiche giustapponendo alla struttura da peep show una cornice elegante fatta di oggetti camp, rivelatori di aperture sui siparietti d´intimità della donna desiderata. Infatti da spioncini nel muro assisitiamo con gli occhi ora di una e ora dell´altra vicina di casa ai solitari giochi erotici accompagnati a canzoni spagnole (Piensa a mi può evocare il periodo migliore di Almodovar): entrambe consapevoli della presenza dello sguardo dell´altra e proprio in seguito a questa coscienza il vortice di passione si inanella sempre di più attraverso intense occhiate nel corridoio.
Bellissima è l´inquadratura che le vede inginocchiate nel corridoio sotto un altare kitsch, una scena costituita da simmetrie precise (e che di nuovo evoca l'Almodovar di La ley del deseo), scardinate però dalla pletora di oggetti che conferiscono una pesantezza barocca e introducono l´idea di passione travolgente, irresistibile, in grado di abbattere ogni impedimento.
Il grandangolo insistito, oltre ad aggiungere deformazioni al sistema di quinte sceniche attraverso le quali assistiamo all´azione, conferisce carattere ossessivo alle barriere (porte, muri) che, se da un lato si frappongo alla bramosia delle due donne, peraltro moltiplicano esponenzialmente il desiderio portato al parossismo dall´esiguità dello spazio voyeuristico in cui sono obbligati a concentrarsi tutti i sensi, soprattutto lo sguardo costretto alla toppa della serratura o allo spioncino nel muro, ma anche l´estremo tentativo di carpire un rumore al di là della porta, fino ad appoggiarsi alla parete, ¨sentendo¨ la presenza dell´altra oltre il muro che divide, ma unisce pure.
Finché la soglia si apre e appare in un´immagine esageratamente costruita l´oggetto del desiderio accostata alla parete del corridoio sotto un dito michelangiolesco, mentre la canzone che dà il titolo al film ci avverte che la bolla di bramosia accumulata sta per venire appagata.
Intanto Penelope, la figlia della donna concupita chiude il siparietto neo romantico, travestita da angelo di fronte al tempietto del corridoio in una profusione di ghiaccio secco.