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Povinnost' - Confessione
Anno: 1998
Regista: Aleksandr Sokurov;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: Russia;
Data inserimento nel database: 14-08-1998


Visto al 51 Festival Internazionale di Locarno

Povinnost' - Confessione
di Alexandr Sokurov
sceneggiatura Alexandr Sokurov; fotografia Alexandr Fyodorov; musica Toru Takemitsu, Richard Wagner, Piotr Ilitch Tchaikovski. Russia, 1998, Video, col., 260'

Questo non lo vedrete mai, a meno di qualche follia FuoriOrario in piena notte: è un film a episodi prodotto per la TV russa; nessuna circolazione in sala dunque, ma anche per le televisioni internazionali trovo difficile possa passare questa storia così intimamente russa. Un capitano in servizio con la sua nave all'estremo nord, approfitta delle lunghe notti artiche, dell'indefinitezza del paesaggio per riflettere a lungo e profondamente sulla propria natura di uomo, di soldato, di marinaio; ossessionato da frammenti di Chechov che ripete dentro sé (anche per "esercitare la memoria"), è sospeso tra la contemplazione del mondo esterno all'universo compresso della nave (un mondo che non può conoscere e che immagina statico, quasi insopportabile senza il conforto della letteratura - "spessi libri scritti dagli antichi") e il riflesso della sua gioventù nei volti e nei corpi dei suoi subordinati, quasi tutti marinai di leva.

E' in fondo quest'ultima la parte a cui Sokurov dedica più tempo, come se la narrazione del capitano non fosse che un pretesto (d'altronde, ogni episodio di vita di bordo è introdotto da una sua testimonianza, che si rivela però falsa nel suo svolgersi, visto che la sua visualizzazione prosegue anche indipendentemente dalla presenza del capitano stesso) per raccontare una epopea minore e più vera, quella dei marinai di leva che vivono in questa situazione estrema; situazione che non ha niente di eroico o elegiaco, è calata in una semioscurità e in colori sbiaditi fra cui si vedono a malapena i lineamenti; situazione che agita i dubbi del capitano sulla necessità non d iuna riforma, ma di una reinvenzione dell'esercito, mentre avverte (sicuramente anche a causa del mutato ruolo internazionale del suo paese) una crescente pesantezza, fatica nell'adempimento dei suoi compiti, la difficoltà di giustificarsi in un'istituzione di cui non può fare a meno (salvo smarrire la propria identità) ma che sarebbe tentato di lasciare improvvisamente. Questi pensieri, sul diario del capitano trentenne, assomigliano ai dubbi del suo pari grado di "Linea d'ombra", ma qui la linea è già stata passata, il rito di passaggio, se c'è stato, si è già compiuto e piuttosto che un'avventura proiettata su un domani incerto, questo film si rivela infine costituito delle memorie malinconiche di un giorno come un altro, un giorno a cui il ricordo e l'artico hanno dilatato a dismisura i tempi, un giorno sempre confuso con la notte nell'indefinitezza del cielo grigio scoperto agli attacchi pungenti del freddo e come il giorno, il ricordo fatica nel grigio a compiere le scelte necessarie a forgiare e a distinguere un'identità.