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Mrs. Caldicot's cabbage war
Anno: 2001
Regista: Ian Sharp;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: Regno Unito;
Data inserimento nel database: 01-07-2001


Mrs

Mrs. Caldicot's cabbage war
Regia: Ian Sharp
Sceneggiatura: Malcolm Stone basato sul libro di Vernon Coleman
Fotografia: Sue Gibson
Montaggio: Gerry Hambling
Musiche: Alan Lisk
Interpreti: Pauline Collins (Thelma), Peter Capaldi (Derek), Anna Wilson-Jones (Veronica), Gwenllian Davies (Audrey), Sheila Reid (Joyce), Frank Mills (Leslie), Frank Middlemass (Bernard), John Alderton (Hawksmoor)
Produzione: Andy Birmingham
Origine: Regno Unito, 2001, 110 min., 35mm

Visto al Taormina FilmFest 2001

La ribellione di Thelma mi ricorda, casualmente, una citazione appena fatta a proposito del film di De Oliveira, Ritorno a casa. Anche lì una storia sulla vecchiaia, su una senilità che fa paura. Perché viverla serenamente appare quasi impossibile giacché tante sono le insidie e i bilanci sull'intera vita che hanno un effetto deflagrante e decisivo per una svolta. Michel Piccoli diceva alla fine: basta torno a casa.Thelma (Pauline Collins) rischia di non poter più dire torno a casa. Proprio l'espropriazione da parte del figlio, da parte del suo stesso sangue, come in Shakespeare onnipresente nelle trame dei vincoli familiari, il terribile allontanamento dalla casa in cui ha vissuto per tutta la vita diventa un momento di partenza. Come la morte del marito: una liberazione, la consapevolezza di avere a che fare con la propria vita e determinarne da soli la direzione. Ecco il momento de "L'uomo in rivolta. La ribellione come moralità" (di Albert Camus), vale a dire il momento di non ritorno di chiarezza abbacinante della condizione esistenziale che brutalmente si riduce alla negoziazione di diritti e doveri. Thelma non ha più diritti, ha solo doveri e quindi subisce, con l'unica possibilità di animare la rivolta solo in una bozza di pensiero intimo, che non è mai pratica attiva. È vittima dunque di una tirannide che si scioglie con la morte del sovrano. Morto il re, Thelma si rende presto conto che subentrano prontamente i successori: il figlio e la nuora e il direttore della casa di riposo. Adesso dipende da lei una reazione decisiva. Camus dice che l'uomo si rivolta quando la lesione dei suoi diritti ha raggiunto un limite. Il racconto di Ian Sharp basato sul romanzo di Coleman inizia da questa ipotesi di vita nuova. E ci descrive la prassi di un'attività che ha lo scopo quasi primordiale di conquistare se stessi, il proprio spazio vitale. La case di riposo allora davvero rappresentano il punto di non ritorno per molti anziani, perché basta l'inganno delle pillole, pochi grammi di sostanze sedative corrispondono alla conquista crudele del dominio su decine di esseri umani. Con la giustificazione che da soli non ce la faranno ad affrontare l'ultima parte della loro vita. Sharp si è affidato molto agli attori, alla vivacità e credibilità di tutte le interpretazioni. Sebbene il film contenga numerosi passaggi ridondanti e una fin troppo convenzionale organizzazione delle immagini, forse basterebbero un paio di sequenze. La prima, l'ultimo incontro-scontro tra marito e moglie in cucina, vero spazio regno della più piccola quotidianità, la simbolica recisione dei crisantemi, e le battute ciniche, raggelanti del direttore, nella casa di riposo, luogo ancora più spaventoso della peggiore prigione: "Niente di meglio di una morte per tenerli buoni".

Conferenza stampa con Ian Sharp

Qual è la difficoltà di fare un film sugli anziani?
Sharp: In realtà abbiamo girato il film in 25 giorni in modo così frettoloso, che forse nessuno si era accorto di tutto ciò che il film stava esprimendo. Certo è un tema scottante quello della vecchiaia e della gente che diventa anziana ed ha sempre più bisogno di cure.

Qual è secondo lei la vera anima del film tra l'inizio scoppiettante e poi il tono favolistico?
Sharp: Per quanto riguarda la scena iniziale, si sentono in questa scena i monologhi interiori ripresi dal libro, certo non si poteva continuare seguendo lo stesso percorso del libro. Volevo cercare di raccontare la relazione della donna in una situazione dispotica. Questa vera e propria tirannide del marito, ed il fastidio dei piccoli gesti quotidiani, esagerando i suoni ed i rumori, come i piatti, i guanti ed il versare il tè, volevano significare la convivenza in due mondi separati dei due personaggi. Questo indicatore è un focherello che diventerà un grande incendio. Tuttavia il film cambia mostrando la capacità di resistenza della donna, ci sono molti elementi come quello favolistico e fantastico e quello che è stato definito il modo di concludere il film con un lieto fine e ciò mostra che c'è un futuro per questa donna che si guarda allo specchio e finalmente si piace, è riuscita infine a superare l'impasse.

Perché tanta fretta nel girare il film
Sharp: Il film doveva essere consegnato entro una data fissata precisamente e Gerry Hambling (il montatore) era peraltro presente sul set

Potrebbe parlarci di Pauline, come si sentiva in questa parte in cui era più anziana della sua età?
Sharp: L'avevo già vista in "Shirley Valentine" e non capisco come mai non fosse stata presa in altri film; in " Shirley Valentine" ero stato colpito dall'attrice, c'era qualcosa di straordinario, pensavo che dovevamo assolutamente averla nel nostro film. Lei ha 61 anni e anche nel film ha 61 anni, quindi ha dovuto recitare la parte di una persona di troppo che dava fastidio, è più giovane degli altri anziani, ma anche gli altri anziani, più vecchi di lei, non è giusto che siano accantonati

Avete fatto delle ricerche nelle case di riposo, quali sono state le reazioni dei gestori?
Sharp: Sì ho vissuto vicino a una casa di riposo per 15 anni Nel pomeriggio arrivavano i parenti che prelevavano gli ospiti e poi li riportavano nella casa di riposo. Era terribile il momento in cui venivano lasciati lì da soli. È vero il personale spesso proviene dalle isole caraibiche o dai paesi asiatici. In qualche caso le case vengono rilevate e gli anziani sono addirittura trasferite e non sappiamo che fine fanno. Questo sta avvenendo per ora in Inghilterra. Parte del personale era comunque solidale con gli ospiti.

Ci può parlare del mondo finanziario che specula su questo tipo di affari, vale a dire il controllo della gestione delle anime che sono rinchiuse nella casa?
Sharp: Credo che oggi tutto riguardi i soldi, la maggior parte delle proprietà immobiliari appartengono a finanziarie che non hanno alcun interesse nei confronti degli anziani. È un grande giro d'affari. La tragedia degli anziani in queste case è una tragedia vera perché non si tiene presente che hanno dei diritti. Si discute dell'aumento della popolazione anziana e questo tema è ormai divenuto scottante, valutare se gli anziani devono essere a carico dello Stato o soltanto delle famiglie.

Ogni personaggio del film ha un "dark side", dal giornalista del Globe alla protagonista stessa. Pensa che sia un film più sulla bontà o sulle cattiverie? Il cabbage world corrisponde un po' all'italiano un mondo del cavolo?
Sharp: No in Inghilterra il cavolo non ha un senso metaforico, forse si riferisce al senso del vegetale… Per quanto riguarda il lato oscuro credo che il punto sia l'emersione di un personaggio, la sua solidità si manifesta nel momento in cui occorre una scelta e in ciò consiste la struttura drammaturgica del film.

C'è una critica anche alla famiglia borghese?
Sharp: Sì, uno dei temi è la resistenza alla tirannide nelle relazioni personali all'interno della famiglia, e questo avviene nel film poiché la protagonista decide di combattere e scopre anche la propria forza e capacità di combattere. Insomma una passività che si trasforma a poco a poco in attività. Sono colpito anche dal fatto che il tema sia globalmente diffuso, non solo in Inghilterra. Per quanto riguarda la leggerezza del film, avrei una citazione da Jack Warner "Se volete mandare un messaggio dovete far ridere le persone perché è attraverso le risate che il pubblico viene commosso", e quindi il pubblico vuole trovare l'empatia con il personaggio. La reazione del pubblico è stata  qui a Taormina molto simile a quella di Cannes.

Ci dica qualcosa sugli altri attori e sul più conosciuto Paul Freeman
Sharp: Avevo già lavorato con Paul Freeman tre volte, lui ha una grande capacità empatica ed una sensibilità accentuata soprattutto con le donne. Per quanto riguarda gli altri ho confidato sull'abilità del casting, non avevo mai lavorato con gli altri attori.

La distribuzione
Sharp: È la mia speranza non ho ancora incontrato distributori italiani, mentre abbiamo già avuto problemi in Inghilterra perché il film ha certamente poca attrattiva commerciale.