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Amore e morte a Long Island - Love and Death on Long Island Anno: 1997 Regista: Richard Kwientniowski; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Canada; UK; Data inserimento nel database: 22-05-1998
Thomas Mann sbarca a Long Island.
Giles De'Ath (il cui cognome assona in modo direi non casuale con la
parola "death", morte) e' uno scrittore inglese di mezza eta', vedovo da
anni, che vive in un mondo tutto suo, solo e diffidente verso ogni tipo
di tecnologia (indicativa, molto, una delle prime frasi dello scrittore:
alla domanda di un intervistatore che gli chiede se si serve del
computer, Giles risponde "No, che me ne faccio, io scrivo"). Finche' un
giorno entra in una sala cinematografica convinto di vedere un film
d'amore e invece si ritrova di frotne ad una pellicola del filone
americano-adolescenziale a noi ben noto, lo stesso filone che ci ha
sfornato piccole chicche come "Animal House". Indispettito, Giles sta
per alzarsi quando sullo schermo appare un giovane attore che cattura
immediatamente la sua attenzione. Giles aspetta i titoli di coda, e
scopre che il nome del ragazzo e' Ronnie Bostock (interpretato da Jason
Priestley, piu' noto come Brandon in "Beverly Hills 90210"). Da quel
giorno iniziera' per l'attempato scrittore una vera ossessione, tra
ritagli di giornali dove compare il giovane attore, noleggio di film
(tutti rigorosamente di serie B) dove Ron ha recitato, e via via
l'ossessione monta finche' Giles non decide di andare a Long Island per
cercarlo.
Ed ecco l'Inghilterra vecchio stampo, l'Europa colta di Walt Whitman,
Rimbaud e Verlaine entrare a contatto con un mondo diversissimo, giovane
e nuovo, come nuove e imprevedibili sono le tecnologie di cui lo
scrittore ha cominciato a servirsi per avvicinarsi all'"oscuro oggetto
del suo desiderio": la segreteria telefonica, il fax, il
videoregistratore. Un mondo dove Rimbaud puo' essere anche confuso con
Rambo, che e' molto piu' conosciuto...
Questo film e' lo scontro, forte e sentimentale, dolcissimo e
malinconico tra due mondi diversi, tra due modi di vivere e concepire la
vita all'apparenza inconciliabili. Come inconciliabile sembra essere la
sovrapposizione dell'inquadratura di Ron che piu' ossessiona il nostro
scrittore, lui riverso sul tavolo di un pub, con il dipinto di un
preraffaelita che ritrae un giovane efebico riverso su un letto.
Diversita' qui non sta solo per "omosessualita'" (peraltro raccontata
con una delicatezza mai vista, la stessa che ha segnato nel mio cuore
ogni singola pagina, come poi ogni singola inquadratura, di "Morte a
Venezia": Mann e Visconti, il libro e il film, entrambi bellissimi ed
indimenticabili), ma anche e soprattutto per scoperta del nuovo, del
bello, di quel qualcosa che a questo splendido personaggio, interpretato
con estrema delicatezza e sensibilita' dal bravo John Hurt, e' mancato
per tutta la vita. Alcune scene rimangono dentro, scavano nel profondo,
come quel primo incontro tra i due sulla spiaggia, come Ron che nel
solito filmaccio adolescenziale recita dei versi di Walt Whitman, come
quella, splendida ed indimenticabile, del lunghissimo fax che Giles
spedisce a Ron, lunghissima e dolcissima dichiarazione d'amore, non solo
per il ragazzo, ma per la vita tutta, giacche' una storia puo' finire ma
lasciarci finalmente pronti per viverne un'altra.
Forse nel ruolo di Ron avrei visto meglio un ragazzo piu' giovane o piu'
efebico (in questo caso avrei trovato quasi perfetto Leonardo di
Caprio). Ma e' anche vero che per molti di noi il volto di Priestley e'
legato a quello di Brandon, come ho gia' detto, quindi a quello di un
giovanotto americano che recita in telefilm del filone adolescenziale:
Priestley fa la parte di se' stesso, dunque, in fondo.
Solo all'apparenza secondario il ruolo della fidanzata di Ron: lei non
c'entra nulla in questa storia, ma e' la prima a capire tutto, e a
soffrire...
Richard Kwientniowski, il regista, e' alla sua prima opera. E se questo
e' il nuovo cinema europeo, c'e' davvero da ben sperare.
Bellissimo.
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