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Lezioni di tango - The tango lesson
Anno: 1997
Regista: Sally Potter;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: UK; Argentina;
Data inserimento nel database: 02-12-1997


"Per fare cinema bisogna saper guardare". È quanto dice la Potter al partner Pablo Veron durante una furiosa lite telefonica. Ed è proprio il piacere dello sguardo il tema centrale del film. Un piacere voyeuristico, di essere guardati dall'occhio della m.d.p., di essere osservati, seguiti, accuditi. Sally Potter trascrive cinematograficamente una parte privata della sua vita, una storia di tango ed amore: dodici lezioni di ballo, dodici frammenti ricuciti liberamente, mentre si esaurisce, e non solo a causa di odiosi produttori americani, il progetto di un altro film sulle immagini, un thriller sulla moda, girato a Parigi, la stessa Parigi, dove tra un sopralluogo e l'altro si è innamorata della danza argentina e di Pablo. Rispetto ad Orlando, Lezioni di tango è una storia meno ambiziosa, quasi un momento di languido torpore, dove la scrittura del prossimo film si interrompe facilmente: basterà una fessura sul pavimento e una goccia d'acqua dal soffitto per avere l'alibi di una "pausa creativa". Forse l'impressione che per andare avanti occorra guardare fuori, più all'esterno, piuttosto che cercare l'ispirazione, dentro se stessi, chiusi ed isolati in una stanza bianca davanti a un foglio bianco. Così il ballo esercita una fulminante e sensuale attrazione insieme al grande ballerino, il giovane e prestante Pablo Veron, un'occasione di avvicinarsi al tango, di studiarlo, ma anche di vederlo, di osservarlo, di spiarlo nei meccanismi più segreti con occhio da regista. E indubbiamente la Potter è una che osserva molto, perennemente dietro e davanti la macchina da presa, per cui ogni gesto visivo ha il piacere, l'estasi, l'equilibrio compositivo, del quadro, dell'inquadratura che taglia, isola, una porzione di realtà, la realtà che si fissa sulla pellicola.

Lezioni di Tango è dunque un film molto personale, perché non c'è sequenza che non sia fortemente voluta, costruita, disegnata dall'occhio della Potter, che forse ha scelto se stessa come interprete, perché per realizzare questo progetto bisognava giocoforza mettersi a nudo, mettersi in gioco totalmente come regista e come attrice.