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Level 5
Anno: 1996
Regista: Chris Marker;
Autore Recensione: Giampiero Frasca
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 26-01-1998


 Level 5; regia, fotografia, montaggio di Chris Marker. Con la collaborazione di Catherine Belkhodja. Con la partecipazione di Nagisa Oshima, Kenji Tokitsu, Jun'ishi Ushiyama, Shigeaki Kinjo; e con la voce di Chris Marker. Francia, 1996. Dur.: 1h e 50'.

LEVEL 1. LA STORIA.
Una donna (Laura) alle prese con un videogioco di strategia lasciatole da un interlocutore invisibile: deve riscrivere la battaglia di Okinawa, un conflitto quasi sconosciuto in Occidente ma che ha avuto un ruolo fondamentale per gli esiti della Seconda Guerra Mondiale.
Non è un gioco classico, non si deve tentare di capovolgere il flusso della Storia, il gioco non sembra aspirare ad altro che alla riproduzione di quello che si è svolto in realtà, in modo da perpetuarne il ricordo. La donna lavora così in una rete telematica parallela ad Internet in cui incontra vari testimoni oculari della vicenda, raccogliendo elementi sulla tragedia che ben presto cominciano ad interferire con la sua stessa vita.

LEVEL 2. LA DESTRUTTURAZIONE.
Sceneggiatura, attori e regia intesi in senso classico non hanno nessun significato per Chris Marker che avanza nel suo testo considerando il film un tutto inscindibile. Il suo è un progredire per intuizioni, sensazioni, connessioni che seguono una logica personalissima. In Level 5 la narrazione procede su un binario parallelo che vede da un lato la ricerca storico-psicologico-esistenziale di Laura, dall'altro l'intervento di Chris (figura che agisce esclusivamente come voce fuoricampo e dietro la quale non si fa fatica a riconoscere la presenza dell'autore),un "asso del montaggio" che ha già realizzato altri film sul Giappone. Il suo compito è quello di indagare su quanto possano essere affidabili le immagini cinematografiche e televisive come cronache di guerra.

LEVEL 3. LA REALTA' VIRTUALE.
E' una delle ossessioni di Marker, una fenditura nella porta della percezione. Si parte da un CD-ROM sulla Seconda Guerra Mondiale e da un semplice Power Mac per approdare ad una rete telematica parallela ad Internet e a diversi programmi informatici specifici come Photoshop, Painter e Hiperstudio (un programma multimediale che permette di combinare testo, immagini e animazioni). Questi sono gli unici effetti speciali utilizzati per il film. La realtà virtuale come cifra stilistica per la realizzazione della pellicola combinata con la stessa realtà virtuale in qualità di mezzo per riuscire a conoscere la verità dei fatti all'interno del lungometraggio. L'obiettività della Storia si serve di una realtà fittizia e riprodotta per giungere alla verità assoluta. È un paradosso, ma Level 5 dimostra che nemmeno la Storia possiede un'oggettività valida universalmente. Dipende sempre da chi tramanda le cronache.

LEVEL 4. LA MEMORIA.
L'informazione ufficiale cita sempre e soltanto i 12.000 soldati americani ed i 100.000 giapponesi rimasti uccisi nella battaglia; nessun riferimento alle 150.000 vittime tra i civili, semplici abitanti dell'isola, costretti al suicidio da un'entità carismatico-politica che li aveva sottoposti ad un autentico lavaggio del cervello affinchè non cadessero nelle mani del nemico. La maggior parte dei caduti è stata semplicemente rimossa dalla Storia ufficiale. <<Okinawa mon amour>>, dice ad un certo punto Laura, parafrasando il grande film sulla memoria bellica di Alain Resnais. Tracce mnestiche che vagano sulla rete telematica, ma chi le accoglie?

LEVEL 5. LA METAFORA.
Il quinto livello per Laura è il grado più elevato di una personale classificazione dell'esistente: perfezione o morte, felicità o disperazione. Tutto è una metafora universale; si procede per paragoni concentrici: la struttura narrativa è assimilabile alla costruzione filmica, la ricerca di verità è quella dell'uomo nella Storia, la morte dei civili rispecchia la fine di chiunqueƒ