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L'Ultimo Contratto - Grosse Point Blank Anno: 1997 Regista: George Armitage; Autore Recensione: l.a. Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 18-03-1998
l'ultimoContratto1.html TEXTttxt L`5Ȑ L'Ultimo Contratto (Grosse Point
Blank), di George Armitage. Soggetto, Tom Jankewicz.
Sceneggiatura, Tom Jankewicz, D.V. DeVincentis, Steve Pink,
John Cusack. Con John Cusack (Martin Q. Blank), Minnie
Driver (Debi Newberry), Dan Aykroyd (Grocer), Alan
Arkin (Dr. Oatman), Joan Cusack (Marcella), Hank Azaria
(Lardner), K. Todd Freeman (McCullers), Mitchell Ryan
(Mr. Newberry). Usa, 1997. Dur.: 1h e 47'. V.M.14.
Sophisticated-Black-Comedy: una black-comedy alleggerita
nella tessitura dell'intreccio, rispetto alla formula ormai canonica
del gioco estremo e stupefacente di
coincidenze-disgiunzioni-ricongiunzioni di trame e sottotrame;
ulteriore iniezione di componente soft attraverso tintura del nero
con un "rosa" sempre meno tenue mai inquinato dall'ambiguità
dei protagonisti e dalla catena di doppi-giochi e capovolgimenti
classica del (sotto)genere; focalizzazione sul personaggio per
sradicarlo dallo stereotipo e svelarne il complesso costrutto
interiore frutto di un'epoca; slittamento dei cliché su figure
secondarie, relegando di fatto la balck-comedy sullo sfondo, punto di
riferimento parziale, presente eppure sfuggente come un
sapore/atmosfera non definito... "L'Ultimo Contratto" rappresenta uno
di quei piccoli gioielli in cui si può incappare curiosando
tra le varie pellicole minori che di norma i distributori relegano a
fine stagione in funzione di film-cuscinetto prima del "grande nulla"
estivo. E' la storia di un trentenne killer professionista che
ritorna nella cittadina natale per una riunione con gli ex-compagni
di liceo. Killer problematico, in crisi esistenziale; ossessionato
dal ricorrente sogno che lo riporta indietro di una decina d'anni
quando lasciò la sua fidanzata; in analisi presso uno
psicologo che (ragionevolmente) lo teme... Ingredienti e situazioni
già visti eppure condotti, intelligentemente, su un filo
sospeso tra grottesco e genere che, senza scadere nella parodia, li
connota di tratti freschi o insoliti. "Anche un killer ha diritto ad
una seconda possibilità", recita il flano del cartellone: ed
è esattamente questa, la storia... Una redenzione in nome
dell'amore; ma senza retorica e senza melensaggini: la componente
comedy, decisamente pink, funziona da supporto non autonomamente, ma
solo se controbilanciato dal coté nero (personificato dal
personaggio di Dan Aykroyd, killer antagonista che tenta di
costituire un cooperativa di assassini professionisti al fine di
evitare accavallamenti e scavalcamenti nelle missioni). Il disincanto
del protagonista (John Cusack, che compare anche nelle vesti di
produttore e, nonostante beghe riguardo ai credits, come
sceneggiatore) è lo spiraglio su un sistema allo sbando in cui
l'assassino è come un operatore ecologico necessario e la
vittima solo un dossier destinato a carta straccia, ed in cui
l'omicidio è solo una specializzazione come un'altra per
concretizzare il sogno americano; ma soprattutto è l'apertura,
sempre più ampia fino all'apoteosi catartica finale in cui
massacro e monologo di sfogo coincidono, su un ritratto di killer a
fine carriera pienamente riuscito: sradicato, solitario, svuotato,
cinico... I quattro sceneggiatori che si sono avvicendati sul
soggetto sono riusciti a dosare sentimento ed azione, commedia e
crudezza, caramello e sangue, "grande freddo" e "qualcosa di
travolgente" (trasposti dai '60 agli '80), John Woo Besson e 007, in
una formula all'insegna della leggerezza sebbene ciascun elemento sia
presente in quantità massiccia: una sceneggiatura
potenzialmente nervosa, schizofrenica, eppure scandita da un ritmo
assolutamente omogeneo, sostenuto da una regia solo apparentemente
piana, in realtà discreta, funzionale e funzionante (Armitage
aveva diretto un altro nero degno di nota, "Miami Blues", in cui, tra
schegge di lucida crudezza condita in minor misura di comedy,
riusciva a fare emergere ritratti tutt'altro che convenzionali di
personaggi ai margini). Da non perdere, anche se, poco ma sicuro,
sarà più facile vederlo in vhs entro breve piuttosto
che in sala. Colonna sonora curata da Joe Strummer, che è
andato a ripescare il meglio degli anni '80. Nell'ambito della
stagione - e nella rosa dei film distribuiti poco e male -idealmente
potremmo associare "L'Ultimo Contratto" a "Cosa Fare a Denver Quando
Sei Morto", "Due Giorni Senza Respiro" ed "Underworld": tentativi,
riusciti in diversa misura, di staccarsi dagli stereotipi della
black-comedy assumendola come punto di partenza e utilizzando come
chiave di ricerca una attenzione particolare al personaggio.
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