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Instinct - Istinto primordiale
Anno: 1999
Regista: Jon Turteltaub;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 20-08-1999


Visto al
Taormina 
Film Fest 99
Instinct

Instinct - Istinto primordiale

Regia: Jon Turteltaub
Soggetto e sceneggiatura: Gerald DiPego, ispirato al romanzo "Ishmael" di Daniel Quinn
Fotografia: Philippe Rousselot
Montaggio: Richard Francis-Bruce
Produzione: Michael Taylor, Barbara Boyle
Interpreti: Anthony Hopkins (Ethan Powell), Cuba Gooding Jr (Theo Caulder), Donald Sutherland (Ben Hillard), Maura Tierney (Lyn Powell)
Origine: USA, 1999
Durata: 125'

Tra le fobie dell'essere umano di fine millennio, stressato, angosciato da un'esistenza speed, supertecnologica, c'è l'allontanamento sempre meno progressivo dallo stato di natura. La perdita conseguente dei buoni istinti primordiali, che assicuravano all'uomo primitivo la perfetta armonia con il pianeta. Il rapporto con gli animali era improntato al rispetto reciproco, e l'uccisione era legata alla necessità di sopravvivere. Queste premesse erano senz'altro stimolanti per sviluppare il soggetto del film, una storia originale, che vede un paleontologo avvicinarsi a un gruppo di gorilla e scoprirne i segreti più intimi, fino a diventare uno di loro, e perdere completamente la natura umana. Turteltaub si addentra anche nei meccanismi oscuri di un manicomio criminale, le torture psicologiche, gli abusi delle guardie carcerarie. Al centro Anthony Hopkins probabilmente insostituibile, in un ruolo delicato e difficile, che attraversa il mutismo quanto la complessa esplicazione delle sensazioni che ha vissuto il personaggio da lui interpretato. Attraente nei temi che rappresenta, il film è mediocre e scontato nella regia, limitandosi Turteltaub a seguire le espressioni di Hopkins, i suoi scatti, la sua follia negli aspetti più affascinanti, e dall'altra parte il carrierismo di Theo Caulder (Cuba Goodin Jr.) che fa da contrappeso alla perfomance di Hopkins. Il risultato finale, è un film che poteva essere molto di più e invece si perde nella solita brodaglia didascalica e buonista.
Le sequenze più intriganti sono quelle del carcere, che riprendono coralmente i disturbi e i deliri del gruppo umano rinchiuso, e l'avvicinamento, la regressione psicologica del protagonista, stato di allucinazione di Russelliana memoria.