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Il mondo di Luigi Ghirri
Anno: 1999
Regista: Gianni Celati;
Autore Recensione: Sonia Del Secco
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 24-11-1999


Il mondo di Luigi Ghirri
di Gianni Celati (Italia, 1999. Betacam 52)

Celati in sala presenta il film scusandosi con il pubblico per non essere "uno del mestiere", eppure con il suo scrivere evoca spesso l'immagine… con le parole fotografa spazi e colori.

Poi dichiara di aver voluto fare con questo lavoro una celebrazione del pensiero, il pensiero di un amico che fu per tutti solo un magnifico fotografo.

"Ho paura" dice, attento ai termini, quasi in cerca di quell'unico giusto "che non sappiamo più cos'è l'ammirazione, quella che ti toglie le parole di bocca e che ti vede incerto… ammirare qualcuno non è come idolatrarlo ma piuttosto uno spalancare d'occhi". E Ghirri come Celati, sta attento alle forme semplici, intento a studiare le sagome per riprodurre le immagini così come devono essere viste.

Nel documentario si inquadrano strade e giardini, portici (quelli di Fontanellato, Parma) che non sono fotografie, quelle mancano quasi, ma spazi vissuti, prima o durante lo scatto. In un teatro degli attori leggono brani che fanno risalire a Ghirri, come si trattasse di un poeta o di un filosofo, parole che raccontano di vedute di cieli, di lune nel pozzo, di luoghi che avevano l'aria di appartenere a qualcuno di sguardi come forme di individualità incolpevole. Poesia e immagine si fondono e allora non sembra così strano trovarsi di fronte a Luca Carboni che racconta di quando andò al concerto di Dylan con Ghirri.

Solo alcune opere sono inquadrate, ma è sufficiente a riconoscere del fotografo lo stile personale, l'essenzialità dell'immagine, la prevalenza delle cose semplici, ciò a cui nessuno bada… uomini e donne sempre di spalle, a ricordare l'aspetto spettatoriale della fotografia che è "il mondo che guarda il mondo"' una sola, esemplare, delle 365 vedute di cielo. Poi un lenzuolo steso al vento su cui si proiettano diapositive che con il vento si muovono.

Lo abbiamo trovato un documentario interessante certo non importante dal punto di vista della tecnica che era elementare e povera, ma l'esperimento di celebrare il pensiero ce lo fa apparire grandemente bello.