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Il dolce rumore della vita
Anno: 1999
Regista: Giuseppe Bertolucci;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 22-09-1999


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Visto a Venezia 99

Il dolce rumore della vita
Di Giuseppe Bertolucci
Con Francesca Neri, Niccolò Senni, Rade Serbedzija, Rosalinda Celentano

"Sai recitare?", chiede uno dei personaggi alla protagonista dell'ultimo film di Pedro Almodovar, "Tutto su mia madre". "So mentire benissimo", è la risposta.

Sofia è un'attrice, sta intepretando Desdemona in "Otello", dramma shakespeariano della gelosia. Il capocomico è Bruno, il suo amante. Roberto è Otello. Un Otello svogliato, che non mette passione nelle battute, che non sa entrare nei panni di un uomo che si strugge d'amore per una donna. Bruno bacia Sofia con trasporto per indicare a Roberto qual è la passione che dovrebbe mettere nella scena. E il dramma si sposta dalle assi del palcoscenico al retro dello stesso: Roberto è l'altro amante di Bruno, e gli fa una scenata di gelosia: cosa c'entra mai quella donna (una donna!) nella loro vita?
Sofia messa da parte fugge, alla ricerca di un dramma dove forse per la prima volta potrà essere una protagonista e non più solo una semplice comparsa, in quell'immenso e difficile teatro che è la vita. E incontra il suo attore principale su un treno, nel bagno di un treno: è un neonato abbandonato, lasciato lì da una donna giovanissima e disperata che lei ha visto solo di sfuggita. Prenderlo in braccio e fingere che sia suo è una cosa sola: in fondo lei è tutta la vita che finge, in teatro come fuori; farlo ancora le riuscirà benissimo, e così è, infatti. Ora il suo ruolo, la sua grande interpretazione - diretta da sé stessa - sarà quella di Madre, la madre di Bruno (ché questo è il nome che ha dato al bambino), per il quale ha già scelto un padre, quello stesso Bruno da cui era fuggita ("ero già incinta quando sono partita"), e che ora relega a misera comparsa, in un'esistenza dove non c'è posto per padri evanescenti ("a mia madre piace fare tutto da sola"), se non nelle dediche e nei titoli ("Il dolce rumore della vita", spiega il regista Giuseppe Bertolucci, è tratto da una poesia del padre Attilio).
Ma un copione in fieri riserva anche delle sorprese, più o meno inaspettate: Bruno, il grande vecchio amore di Sofia, muore, e Bruno, il grande giovane amore di Sofia, comincia a fare domande... e prima di calare definitivamente il sipario, il nuovo capocomico è costretto a riunire le fila della sua storia, a tornare indietro, a fare i conti con il passato. Ma la vita, quella vera, prima o poi irrompe prepotentemente e quando meno la si aspetta: e allora il momento chiave del film, e quello più bello e vero, è quando Bruno, dopo aver sentito dalla madre, quella vera (inconsapevole di chi fosse), la storia di un bambino abbandonato tanti anni prima nel bagno di un treno chiederà alla madre, quella finta: "Ma secondo te un bambino abbandonato in pieno inverno nel bagno di un treno, può sopravvivere?". Sofia ci pensa, sta male dentro, e la risposta che le viene fuori è, per la prima volta, sincera: "No". Sofia ormai non recita più: quello è suo figlio.
Diretto in modo piuttosto anticonvenzionale (piani obliqui, atmosfere oniriche, finzione che si mescola al sogno che si mescola alla realtà in modo inestriscabile), ed interpretato in modo magistrale da una splendida Francesca Neri, "Il dolce rumore della vita" è un piccolo dolcissimo film che, nel riflettere tra quello che è lo spazio della finzione in rapporto con la realtà (con i diversi piani della realtà: Francesca Neri era incinta quanto ha lavorato in questo film; una donna incinta che finge di essere una donna che finge una gravidanza), si interroga, e profondamente, su uno dei temi più attuali e scottanti del momento, quello della maternità. Che forse non a caso è anche uno dei temi più ricorrenti nei film presentati alla 56a Mostra del cinema di Venezia.