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IL dolce domani - The sweet hereafter Anno: 1997 Regista: Atom Egoyan; Autore Recensione: Marcello Testi Provenienza: Canada; Data inserimento nel database: 26-01-1998
Nuovo sorprendente film (eccezionale, direi, per il
pacato e interiore sussulto che provoca) di Egoyan, che dopo
Exotica regala nuove emozioni soffocate, anche se
questa volta il film è decisamente meno spettacolare,
più misurato. La vicenda ricavata da un racconto di
Russel Banks (è il primo soggetto non originale di
Egoyan), narra di una tragedia avvenuta in un piccolo paese,
una piccola "comunità" (tema chiave), in cui tutti i
bambini perdono la vita in un incidente mentre il bus li sta
portando a scuola; a questo punto, giunge in paese un
avvocato dal comportamento ambiguo che, non si sa se per
puro interesse speculativo o per vera passione persecutoria
delle ingiustizie, cerca di convincere i genitori ad avviare
una causa per inchiodare alle proprie responsabilità
eventuali colpevoli di questo incidente.
Egoyan tratta liberamente l'originale struttura della
novella che prevedeva la presenza di quattro voci narranti,
corrispondenti ad altrettanti personaggi, e imbastisce un
racconto più cinematografico, basato soprattutto sul
personaggio dell'avvocato (Ian Holm) e sull'affiorare
"deleuziano" di memorie sparse, che piuttosto che a una
ricostruzione legale coerente dei fatti, puntano alla
ricostituzione di un'identità ai gruppo che la
tragedia prima, l'arrivo dell'avvocato poi, contribuiscono a
disgregare. Questo spirito comunitario, va sottolineato, non
è visto come il migliore dei mondi possibili, anzi
riproduce al proprio interno molti dei difetti delle
comunità metropolitane più grandi: è,
però, un'occasione pressoché unica di
osservare etologicamente i processi che si svolgono al suo
interno. A questo studio contribuisce in grande misura anche
la minuziosa ambientazione scenografica scelta da Egoyan per
"dare luogo" ai propri personaggi, un profondo lavoro di
caratterizzazione attraverso l'ambiente e le posture dei
personaggi al suo interno. Spendere altre parole su questo
film rischierebbe di essere inutile, se non
controproducente, visto che la sua forza nasce proprio da
una prodigiosa quanto calcolata unione di parole e immagini
(tra l'altro, il filo conduttore narrativo e "morale" e
costituito`da una filastrocca che riprende la fiaba del
pifferaio magico) per cui la migliore indicazione che
possiamo dare, è quella di correre a vederlo quando
la LuckyRed (casa di distribuzione talvolta meritoria
(è questo il caso, come del resto quello di
Exotica) talvolta astuta - come quando acquista il
deludente ma discusso "Kissed") lo porterà nelle sale
italiane... speriamo presto.
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