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Ainsi soit-il
Anno: 1997
Regista: Joseph Gaye Ramaka;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Senegal;
Data inserimento nel database: 29-03-1998


Ainsi soit-il

Ainsi soit-il

Regia: Joseph Gaye Ramaka
Sceneggiatura:Joseph Gaye Ramaka
Fotografia: Jean Michel Humeau
Montaggio: Juliana Sanchez
Suono: Pierrick Guennegan
Musica: Yacine Diop
Formato: 35 mm.
Durata: 26´
Provenienza: Senegal
Produzione: Les Ateliers de l´Arche
Distribuzione: Joseph Gaye Ramaka
Paris France
tel:(331) 47707040


¨L´uomo non cagherà mai dall´ano di un altro¨. È tra le prime battute del film, che impongono al destino di compiere il suo corso nell´universo inquietante popolato di figure inesplicabili finché non compare il protagonista, un medico che esercita da appena un anno in quel luogo e la donna autoctona che vive con lui è sicura che non sia in grado di comprendere i riti e i tempi del luogo.

In particolare tenta di distrarlo dal rapporto particolare che lo lega ad un ragazzino albino, segnato dalla vita, ma soprattutto con il futuro marcato dal bisogno della comunità di liberarsi del proprio malessere eliminando il diverso, che assume il ruolo di un bodhisattva. La ragazza sente che avverrà qualcosa di tragico e cerca di convincere il medico dell´opportunità di andarsene attraverso una delle innumerevoli storie esotiche di cui sono costellati i film del continente africano e che li rendono unici e pregevoli: ¨la tua condizione è quella del cieco che incontra un serpente, lo accarezza e dice che bella tromba di elefante¨.
Lo stato di prostrazione della comunità non va addebitato a singoli episodi, quanto piuttosto alla presenza probabilmente metaforica della bambina. La figura poi di una donna avvolta in una veste blu svolazzante all´inizio del film, un albero isolato, il terrore inesplicabile della compagna del medico contribuiscono a rendere plausibile il clima da caccia alle streghe (o meglio al diverso) che si respira.
L´Altro non viene accettato a maggior ragione per il fatto che è un prodotto della comunità stessa inspiegabilmente alieno e dunque il medico, estraneo, è meno coinvolto emotivamente e coltiva maggiormente una condiscendenza compassionevole e pericolosa per il ragazzo albino, perseguitato, deriso, picchiato, isolato dalla sua gente che indovina in lui il proprio errore cromosomico (¨La tua testa è una tela di ragno e sbavi come una grondaia¨). Assistere all´errore della propria natura produce reazioni di rifiuto fino ad addebitargli la causa di una mai nominata sciagura. Egli è consapevole del suo ruolo e la sua afona inespressività accentua il carattere sacrale, mai sovrannaturale, mentre la sua maschera muta stagliata sul muro bianco preannuncia l´irrazionale, ma inevitabile conclusione. Emblematico di questo fato incombente che prevaricherà gli sforzi inani del medico per salvare il ragazzo è l´improvviso controcampo che insiste per qualche secondo sull´uomo ripreso di schiena nella sua stanza durante la sequenza che invia una bambina come emissaria della volontà della gente, giunta ad annunciare simbolicamente all´albino il suo ruolo di vittima sacrificale (¨Io guarirò, ma per te non c´è salvezza¨), invitandolo a bastonare la marionetta, sua riproduzione osmotica, che lei trascina.
Ovviamente è con la notte che la situazione precipita, ma è notevole la maestria con cui il regista compone l´ordito di passione amorosa e violenza rituale. Il legame tra lo scambio simbolico e la morte prende spunto da una particolare sensazione nell´aria notturna, che avvolge la casa studio del medico; s´insinua dapprima una strana seduzione da parte della sua compagna, che conduce un gioco di approcci e ritrosia improvvisa fino ad accusarlo di timori inconfessabili. La paura sarebbe quella di convivere con quella componente irrazionale e selvaggia da lei rappresentata; una seduzione sapientemente alternata allo stillicidio che prelude al montaggio parallelo dell´ondata di gente che come un´emanazione della natura carpisce all´esterno la propria vittima sacrificale in un conturbante sfavillio di torce e occhi allucinati accompagnati da un ritmo cadenzato sull´ossessiva musica invasata. Intanto all´interno i sensi surriscaldati dalla malia della sera si scatenano in una scopata incantata. Tutte le porte sono chiuse, la trappola di amore e morte è scattata: tutti sono complici e quando si riapre la porta, la notte ha inghiottito il diverso e solo la bambina con la sua marionetta, spirito trionfante occupa lo spazio prospicente il portico del medico. Ha ottenuto il suo tributo di sangue.