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I dilettanti Anno: 1997 Regista: Paddy Breathnach; Autore Recensione: l.a. Provenienza: Irlanda; Data inserimento nel database: 07-05-1998
Black-comedy e road-movie: un'Irlanda inedita, una narrazione raggrumata
I dilettanti
Tit. or.: I Went Down. Regia: Paddy Breathnach.
Sceneggiatura: Conor McPherson. Fotografia: Cian
de Buitléar. Musica: Dario Marianelli. Scenografia:
Zoe MacLeod. Costumi: Kathy Strachan. Montaggio:
Emer Reynolds. Produttore: Robert Walpole. Cast:
Brendan Gleeson (Bunny Kelly), Peter Caffrey (Frank Grogan), Tony
Doyle (Tom French), Peter McDonald (Git Hynes), Donal O'Kelly
(The Friendly Face). Produzione: Treasure Films, BBC Films,
Bord Scannan na Eireann, Irish Film Board. Irlanda/UK/Spagna,
1997. Dur.: 1h e 47'.
New Directors Prize e Premio della Giuria al Festival
di San Sebastian '97. Premio per la Miglior Sceneggiatura
dell'Associazione Autori Cinematografici. Menzione speciale
Fipresci.
Irlanda... ma niente colline verdi, spiagge grigio-metallo luccicanti,
mare freddo e scogliere e isole, niente stradine tortuose e sentieri
tra muretti di pietra... Lo scenario in cui si muovono "i
dilettanti" è quello di un'Irlanda distante dai quadretti
cartolineschi ormai standard. Piuttosto, si tratta di un'Irlanda
"piatta", fatta di pianure segmentate da strade dritte
e infinite, di umide strisce d'asfalto che sboccano/si perdono/si
prolungano convertendosi in campi di terra scura a loro volta
spezzati da cupi canali d'irrigazione/fratture verticali pericolose
come trappole... Un'Irlanda orizzontale, geometricamente suddivisa
da tratti netti come tagli; una scacchiera senza mosse obbligate
affogata in una nebbia che annulla l'idea di limite... Le distanze
si dilatano - sembrano dilatarsi... Niente isole perchè
non c'è mare: piuttosto un mare di spazio nero (misterioso)
in cui un bosco ha il sapore e la luce e la vitalità di
un approdo; una macchia, uno scarto - qualcosa di magico (la verità,
la soluzione dell'intreccio) vi si annida (qualcosa di sospeso,
di incantato: un flashback che finalmente svela le ragioni di
tanto vagare, girare a vuoto; il presente e il passato che si
incontrano; un cortocircuito che si fa regolamento di conti; due
matrici per stampare dollari che infine si ricongiungono; un cadavere
in putrefazione che torna alla luce...). Un'Irlanda che sembra
voler somigliare agli States per farsi scenario ideale/idealizzato
del road-movie - ed è un viaggio che vibra al ritmo di
blues e non di musiche celtiche... Personaggi che sognano gli
States perchè la <<commedia nera>> della vita
sembra fuori posto su quell'isola... Eppure l'Irlanda resta Irlanda,
semplicemente inedita - si gioca bluffare ma con ironia; i personaggi
bevono Guinness, anche se indossano stivali di pelle di serpente
o camice in stile Las Vegas. E' l'America dei film, quella di
cui si cibano "i dilettanti" stessi: un sogno ad occhi
aperti che diverrà reale solo dopo la parola <<fine>>
- con un'aereo che non aspetta, non può aspettare; l'ennesima
partenza da afferrare al volo, lasciandosi alle spalle il mistero
dell'intreccio elevato al cubo (tre uomini scomparsi, tre cadaveri
"viventi" che diventano leggenda). Su questo tavolo
si disputa un'azzardata partita dominata dal Caso in cui il pieno
e il vuoto, l'accumulo e la sottrazione, sembrano contendersi
le vite dei protagonisti e del film stesso: da una parte, un gioco
esasperato e serratissimo di inanellamento di situazioni, azioni,
avvenimenti, di inversioni di ruoli, di capovolgimenti di parti
e schieramenti - una materia drammatica che ribolle secondo ritmi
sostenuti e formule di addensamento, stratificazione, moltiplicazione
e inanellamento; dall'altra, per contro, una volontà (dichiarata
dallo stesso regista) di diluire questo intreccio a favore della
delineazione dei caratteri, dei personaggi, mutandoli dal ruolo
di mere funzioni narrative in cui il genere black-comedy tende
a relegarli (a richiederlo è il gioco di fitta tessitura
di più livelli di trama e di interrelazioni tra personaggi
basato sulla coincidenza) ad un più completo statuto di
esistenti. Conciliare "storia di intreccio" e "storia
di personaggi"...: mescolare black-comedy e road-movie (il
"percorso" di formazione per eccellenza) non è
una soluzione inedita ma offre garanzie. Il lavoro sui dialoghi
è la chiave su cui puntano gli autori (ancora in linea
con le coordinate della black-comedy): chi ha scritto che mettere
due persone in un'auto e fargli percorrere qualche centinaio di
chilometri è il metodo più veloce per farle conoscere?
I due criminali dilettanti in missione, destinati ad incontrare
una non meglio identificata "faccia simpatica" (che
di simpatico avrà ben poco essendo un killer), sono adeguatamente
assortiti: uno è taciturno, l'altro è verbosissimo,
al limite della stucchevolezza. E sono entrambi in un mare di
merda... un <<mare>> che è onnipresente senza
che lo si veda mai: mare di nebbia, mare di terra, mare di parole;
oceano di distanza che separa i due poco eroici protagonisti;
oceano che verrà trasvolato per raggiungere l'altro continente.
L'effetto sortito dalla sovrapposizione dei moduli (intreccio/personaggi)
non porta ad un raffredamento della materia; piuttosto quella
ottenuta è una struttura a grumi: eventi narrativi concentrati,
apertura e diluizione attraverso l'utilizzo della parola come
azione... texture a maglie larghe. Anche questa non inedita, ma
divertente e ben dosata (tranne qualche slabbratura e qualche
pretenziosità). Lo sceneggiatore, poi, spinge ulteriormente
sull'ironia dell'intera operazione rispetto al genere, ai modelli,
di riferimento proponendo una narrazione articolata in capitoli,
esasperandola: ogni segmento viene introdotto non da un semplice
titolo su fondo nero, ma da una serie di titoli che sintetizzano
il contenuto delle scene e delle sequenze che seguiranno - come
se l'intera scaletta della sceneggiatura del film non fosse stata
abbandonata sulla scrivania come uno strumento di lavoro quale
è, ma fosse rimasta presente come una scoria dello stadio
progettuale e letterario del film; effetto straniante, o piuttosto
un meccanismo di anticipazione a tratti disturbante (didascalie
come flashforward...). Parole e immagini, immagini e parole: a
doppio senso; zigzagando, andando avanti e indietro, vagando come
i personaggi. "Il beneficio del dubbio talvolta salva la
vita": così viene introdotto l'epilogo. Il beneficio
del dubbio talvolta salva un film...: difficile mettere a fuoco
se "I dilettanti" sia un'operazione così riuscita
come è stata definita dalla giuria del festival di San
Sebastian; tuttavia, nel suo complesso, ha il pregio della leggerezza
e gli si perdonano cinefilia e qualche cascame.
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