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House
Anno: 1999
Regista: Julian Kemp;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Gran Bretagna;
Data inserimento nel database: 06-07-2000


House
Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

House!
Regia: Julian Kemp
Sceneggiatura: Jason Sutton
Fotografia: Kjell Vassdal
Produzione: Michael Kelk
Interpreti: Kelly Macdonald, Jason Hugues, Freddie Jones, Miriam Margolives, Mossie Smith
Origine: Gran Bretagna, 1999, 90 min.

Quando si descrive il mondo del gioco, in questo caso il Bingo, la macchina da presa deve giocoforza tentare di catturare le ambigue emozioni dei giocatori. La scommessa e l'azzardo si configurano secondo lo stereotipo della febbre che divora i malati del gioco. Questo particolare status emotivo oscilla frequentemente tra depressione della perdita ed euforia della vincita. Tra questi due momenti ci sono lunghi esercizi rituali: scegliere lo stesso locale, lo stesso tavolo, ecc. atti di scaramanzia dovuti, senza i quali il gioco non avrebbe alcun senso. La protagonista Linda è colpita da una mania ricorrente: quella di decifrare l'universo numerico, carpirne i segreti oscuri.
I numeri appaiono chiari ancor prima di essere estratti. È magia, talento spirituale, dono sconosciuto, o sogno impossibile? Forse non ha molta importanza perché ai giocatori basta credere che ci sia una sola probabilità di successo ed il gioco così può continuare, una coazione a ripetere che in alcuni casi si rivela micidiale. Julian Kemp, con una sensibilità estrema all'atmosfera eccitata delle grandi sale giochi inglesi, rappresenta i minimi dettagli: la folla delle anziane signore che assalgono i locali in cerca di fortuna, i momenti emozionanti dell'estrazione dei numeri. Kemp riesce anche ad inscrivere questo clima eccitato e onirico in una cornice di tragedia. Il vecchio locale, il tradizionale La Scala, potrebbe chiudere di fronte l'arrembante ascesa delle immense sale di bingo come il Mega Pleasure, che offre il premio incredibile di un milione di sterline. Le scene più belle sono quelle dell'erosione dell'edificio, il serbatoio d'acqua che esplode, la pioggia continua, i gabinetti putridi, i controlli dell'ispettore del Comune. Un immaginario che coniuga i chiari omaggi a Federico Fellini (vedi anche il manifesto de La dolce vita), alla cultura italiana, tra le musiche di Puccini e la pasta amatriciana e l'ironia inglese, la fatiscenza e precarietà burlesca di Terry Gilliam.