Fear and Loathing in Las Vegas
di Terry Gilliam, USA, 1998, 115'
"Il mondo del 'politically correct' non esisteva quando S. Thompson scrisse il libro, e speriamo che non esisterà più all'uscita di questo film."
Terry Gilliam
Non un film, ma un autentico e puro viaggio nell'acido è l'ultimo lavoro di Terry Gilliam, "Fear and Loathing in Las Vegas" Raoul Duke è con il suo avvocato, Dr. Gonzo, su una fiammante decapottabile rossa stracarica di droghe e alcolici. E' in viaggio tra Los Angeles e Las Vegas, a caccia della sua personalissima interpretazione del sogno americano.
In realtà, più che le lunghissime statali americane quelli che percorre sono i recessi della sua mente: con i suoi occhi entriamo nei locali, incontriamo la gente, giriamo per le strade e vediamo e viviamo le cose più improbabili ed impossibili, arrivando anche a possedere una coda (un'interessante interpretazione di fine millenio del "signum" marqueziano di "Cent'anni di solitudine"?). Ad accompagnarci, la voce del suo io narrante, del suo io alla deriva, costantemente sospeso tra ciò che vede e ciò che crede di vedere.
Visionario, maledetto e divertentissimo, avulso da qualsiasi tentazione moralista e/o moralisteggiante, interpretato da uno straordinario e semi-irriconoscibile Johnny Depp, "Fear and Loathing in Las Vegas" è una dichiarazione di trasgressione estrema, una risposta intelligente ed originale al "tempo di costrizione e di chiusura che abbiamo subito negli anni '80" (Gilliam).
Senza dubbio il film più interessante, insieme a "Dark City" di Proyas, di questo strano e incomprensibilmente ghettizzato festival, trascurato ed ignorato dai media. Un film di cui si parlerà molto, molto a lungo.