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Fargo
Anno: 1996
Regista: Joel Coen;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 18-03-1998


Fargo (id.), di Joel Coen. Sceneggiatura, Joel & Ethan Coen. Con F. MacDormand, S. Buscemi. Usa, 1996. Dur.: 1h e 38'.

Un venditore d'auto, frustrato ed impegolato in debiti, ingaggia due loschi perché rapiscano la moglie; il riscatto sarà pagato dal ricco padre di lei. Ma qualcosa va storto, i "rapitori" lasciano una scia di sangue, ed una poliziotta di provincia incinta si mette sulle loro tracce. E' una storia vera. I Coen abbandonano i meandri della fantasia nera e del loro universo-di-celluloide di riferimento, per posare uno sguardo attento sulla realtà. Scrisse Jim Thompson nello straordinario romanzo "The Killer Inside Me" (Il killer che è in me, 1952) : "Un uomo che striscia per più di un chilometro con il cervello spappolato. Una donna che chiama la polizia dopo aver ricevuto una pallottola in pieno cuore. Un uomo viene impiccato e avvelenato e fatto a pezzi e preso a rivoltellate, e alla fine non muore. Non chiedermi come queste cose possano succedere. Non lo so. Ma so che succedono, e lo sai anche tu." "Blood Simple" e "Fargo", insieme, rappresentano perfettamente la concretizzazione filmica del concetto: storie assurde che potrebbero essere reali, e viceversa. Se "Blood..." apparteneva ancora al regno dell'invenzione, "Fargo" è ispirato ad una storia vera - ed i Coen non esitano a dichiararlo fin dalle didascalie di apertura. L'occhio e lo spirito dello spettatore, dunque, sono predisposti per un certo approccio (magari tele-documentaristico, da film dossier); i Coen, al contrario, portano avanti il loro discorso critico sulla realtà, non nascondendo, ancora una volta, gli aspetti assurdi e quasi demenziali del quotidiano. Anzi, è proprio attraverso il rafforzamento di tali elementi comici che cercano di evidenziare gli elementi contrari. I virtuosismi formali sono stati allontanati, i labili confini di realtà e sogno sono stati rafforzati in modo che non ci siano dubbi, i voli onirico-metafisici sono stati accantonati...: restano l'ironia e lo humour nero supportati da una regia sobria. Emergono, quindi, come assolutamente realistici la cruda verità dei fatti, le esplosioni di violenza, la bassezza tragicomica dei personaggi negativi...: senza concessioni. E' vero, durante la visione di "Fargo" si sghignazza per pochezza superficialità cattiveria-gratuita ignoranza ecc. dei cattivi: ma lo sguardo dei Coen è lucido e chiaro, non lascia spazi anche di fronte alla palese ambiguità di certe situazioni - i fratelli sono, affettuosamente, dalla parte della normalità, anche se banale. Il fatto - e sembra essere ciò che sta a cuore ai nostri - è che una normalità troppo ordinata può illudere. Così, talvolta, la superficie candida si tinge di quadri rosso sangue, fino a tramutarsi in una scacchiera dove la partita è chiusa in partenza, dove non restano mosse da fare né interrogativi da porsi, ma semplici concatenazioni incontrollate di conseguenze - ed alla fine di tutto quell'affermazione di un altro attento osservatore della provincia americana, il citato Thompson, calza a pennello: "Non chiedermi come queste cose possano succedere. Non lo so. Ma so che succedono, e lo sai anche tu." I Coen lo sanno, e ce lo raccontano per immagini.