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Tanna
Anno: 2015
Regista: Martin Butler; Bentley Dean;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Australia; Vanuatu;
Data inserimento nel database: 26-10-2015


“Proprio li attraccò il capitano Cook.” Nel 1774 il capitano Cook, nel secondo viaggio in Oceania, sbarcò a Vanuatu. Composto di un’ottantina d’isole, in alcune vivono ancora gruppi d’indigeni isolati dalla popolazione più occidentalizzata. Uno spaccato intrigante di Vanuatu è raccontato nel film Tanna, dei registi australiani Martin Butler e Bentley Dean. Tanna è il nome di un’isola nella quale ci sono dei villaggi di nativi. Vivono in capanne, girano nudi, si coprono con gonnelline di paglia, appaiono felici. Il posto è fantastico, fanno il bagno in una cascata, cantano, si dipingono il volto, si corteggiano allegri: “Sei diventata grande come una bellissima farfalla.” Ma nella stessa isola ci sono varie tribù, profondamente rivali e, in caso di sconfinamento non esitano a uccidere. L’usanza, per evitare la guerra, è quello dei matrimoni combinati. Si sposano fra tribù differenti. Wawa una bella ragazza, è innamorata, corrisposta, di Dain, il nipote del capo tribù. Ma è stata promessa al figlio del clan rivale. Siamo di fronte a un Romeo e Giulietta in formato Vanuatu. Un mondo complesso, diverso, unico, un ambiente al limite della sopravvivenza, si sintetizza, negli occhi dei due australiani, con una visione occidentale. È il limite del film, a lungo caratterizzato come una cartolina, come un documentario turistico. Questo è il peccato originale, poi ci sono le qualità, come la volontà di creare, di mostrare, di far conoscere. In un momento della fuga dei due amanti arrivano in un’isola, dove gli abitati si sono convertiti al cristianesimo. La reazione di Dain è: “Questa gente mi spaventa.” E probabilmente è la stessa reazione avuta dai locali alla vista dei due volenterosi australiani.