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Remember
Anno: 2015
Regista: Atom Egoyan;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Canada; Germania;
Data inserimento nel database: 26-10-2015


“Siamo troppo vecchi per mentire.” “«Nakam!» (vendetta) avevano lasciato scritto sui muri dei lager gli ebrei sterminati dall’Olocausto. «Occhio per occhio, dente per dente» reclamavano cinquantatremila Sheyres hapleyte («il rimanente che si è salvato») … Chaim Weizmann … progettò l’«Operazione Nakam», che si proponeva di eliminare altrettanti tedeschi avvelenando gli acquedotti delle città o impiegando altri agenti chimici capaci di seminare la morte.” Alla fine della seconda guerra mondiale, sia gli ebrei, sia i gerarchi nazisti, fuggirono. I primi con destinazione Israele, i secondi verso rifugi già preparati da organizzazioni preposte. Addirittura, a volte, le loro rotte di fuga s’intrecciarono. Oltre cinquemila militari e ufficiali tedeschi fuggirono dall’Europa occupata per andarsene in America, in Medio Oriente. Gli ebrei, dopo la disfatta, si stavano riorganizzando, non dimenticarono i torti e iniziarono una rappresaglia spietata nei confronti dei responsabili. Perfino più disumana è la vendetta perpetrata in Remember nel film dell’armeno Atom Egoyan. Siamo negli Stati Uniti, in una casa di riposo. Zev ha novanta anni. La moglie Ruth è morta da una settimana. Si sveglia e la cerca, non ricorda dove si trova. La demenza senile gli sta annientando le ultime resistenze. Nello stesso ospizio c’è Ed Wood, anche lui ebreo. Sia la famiglia di Zev, sia quella di Ed sono state eliminate nello stesso campo di concentramento. Ed e Zev erano d’accordo, alla morte di Ruth, Zev si sarebbe messo alla caccia dell’esecutore della loro passata sofferenza: l’ufficiale delle ss capo del campo. Il compito è di Zev perché Ed è in una sedia a rotelle. Non è un incarico facile, Zev ha dei vuoti di memoria, una demenza in arrivo e deve viaggiare per chilometri da solo per compiere la loro vendetta. Del loro carnefice conoscono il nuovo nome di copertura Rudy Kurlander, ma c’è un problema: esistono tre sospettati con lo stesso nome e di origine tedesca. Poiché il regista ha individuato la storia come un thriller, il resto dell’avventura appartiene al singolo spettatore: "Remember funziona come se fosse un thriller, c'è un senso di inevitabilità dei fatti: ciò dà al film tensione e attesa" La struttura è costruita per stupire: riuscirà un vecchio demente ad adempiere la tremenda punizione? "A renderlo unico è il fatto che è un thriller interpretato da un uomo molto anziano, girato sui suoi ritmi. È tutto al presente, perché per Zev non c'è che presente". Il regista ci riesce bene perché, aiutato da un perfetto Christopher Plummer, non abbandona mai Zev, rimanendo sul personaggio. Lo aiuta con la realizzazione di tante situazioni volute per accrescere la tensione. Zev è debole, è armato, ha comprato una pistola. Nel suo on the road affronta i diversi sospettati. L’episodio più forte non è l’incontro con i vari nazisti ancora in vita, ma con il figlio di uno di loro. È un poliziotto cresciuto dal padre nel mito del nazismo. Nella casa ci sono tanti cimeli dell’epoca, e il figlio, è un fanatico esagitato. Lo scontro fra il vecchio ebreo e il più giovane nazista è sconvolgente. Il poliziotto riconosce in Zev un ebreo e si scatena. Tutto avviene velocemente, la scena è mischiata, confusa, rapida, tanti suoni, tanti rumori. Zev è confuso, non comprende bene, nella sua stanca memoria, però, riaffiorano dei fugaci ricordi: il fumo uscire dalla doccia, le sirene, i righi del cane. Il personaggio del poliziotto nazista è bizzarro ma volutamente serio e pericoloso. Il regista lo spinge a una recitazione forte, impetuosa nei movimenti, nei gesti. Il risultato è di una spietata ironia, hitchcockiano come racconta il regista: “La cosa che mi ha più inflenzato è il suo costante utilizzo dell’ironia, dell’humor nero ed era un grande osservatore delle perversioni umane, di cui questa vicenda è ricchissima.” Il regista aggiunge altri due elementi voluti. Il primo la presenza dei bambini: nel treno e nell’ospedale. È come un passaggio di testimonio. Sia le vittime, sia i sadici criminali nazisti stanno scomparendo. Hanno minimo novanta anni, con essi potrebbe dileguarsi la memoria. Solo insegnando ai bambini potrebbe nascere una nuova rievocazione. Il secondo è la musica. Zev ha dimenticato tutto ma si ricorda esattamente la musica e riesce ancora a essere bravo pianista. “Non si può odiare la musica”, e non si può odiare neppure Wagner, amatissimo dai nazisti, e suonato precisamente da Zev. Dal suono del piano fuori campo si arriva al suo viaggio in autobus. Tanti sono i percorsi dell’autore, bravo a tenere tutto in linea, senza mai cedere di tensione.