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Dayim – My Uncle
Anno: 2000
Regista: Tayfun Pirselimoglu;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Turchia;
Data inserimento nel database: 27-08-2015


“Pensava che fosse un folle e che la sua follia mi contagiasse.” Quando si è bambini, i sogni sono sovrabbondanti e sproporzionati. Le figure all’interno della casa tendono a riportare le fantasie nell’alveo della responsabilità e della serietà. Per questo i bambini si affezionano agli zii stravaganti e anticonformisti. Essi alimentano le immaginazioni infantili. Siccome tutto mondo è paese, lo stesso accade in Turchia. Di uno zio bizzarro ci parla il regista Tayfun Pirselimoglu nel cortometraggio Dayim – My Uncle. Lo zio porta due bei baffi virili ed è ovviamente scapolo, altrimenti non potrebbe essere un esempio di vita. Come un ragazzino, lo zio era un sognatore e prendeva di petto i desideri umani e li corteggiava nonostante tutto e tutti. Voleva fare lo scrittore, e il regista c’è lo mostra chiuso in casa mentre batte a macchina con un sol dito un tasto per volta. A terra centinaia di fogli accartocciati dai vani tentativi. Ci racconta tutto con voce fuori campo il nipote, mentre le immagini sono efficaci e allegoriche. Il vero sogno dello zio è di volare come un novello Icaro. Il breve racconto con immagini lievi e colorate ci diverte per i goffi tentativi sempre finiti male. È una bella famiglia borghese. Siamo di fronte ai sogni di una borghesia turca, persa negli avvenimenti politici e religioso di oggi.