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La migliore offerta
Anno: 2013
Regista: Giuseppe Tornatore;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 11-02-2013


“La peggiore perversione sessuale è la castità.” Giuseppe Tornatore abbandona la sua Bagheria per concedersi una vacanza cinematografica internazionale con La migliore offerta. È apprezzabile il gesto, la volontà finalmente di cambiare. Si dedica con vivace spirito a un noir giallo psicologico. Un genere al di fuori delle megagalitiche ambizioni siciliane. Il film ambientato nella Repubblica Ceca è fondato sull’eccentrico carattere di Virgil Oldman interpretato da un originale ed elegante Geoffrey Rush, già apprezzato in Elisabeth e in Il discorso del Re. Esperto e conosciuto battitore d’asta, Virgil è un ricchissimo misantropo, con pochi amici e qualche bizzarro vizio. Lo sguardo di Tornatore si concentra su di lui per proporre una storia fra il giallo, il noir e il disagio psicologico. Per esaltare il personaggio, il regista lo colloca dentro una bellissima villa. Questa dimora è uno scrigno di storia, di ricco antiquariato; un esperto come lui si trova come in paradiso. Al suo interno però scoprirà lo sconvolgimento. Una bellissima e spaventata ragazza – Claire - ci vive liberamente senza mai incontrare nessuno; è impaurita e inorridita condannata dall’agorafobia. La condizione di fuggire dal mondo e di imprigionarsi volontariamente in uno spazio angusto è un assillo diffuso in tutto il mondo. In Giappone è lo Hikikomori, quando uno spaurito essere umano si scava un rifugio, eliminando ogni contatto con altri esseri umani. Ugualmente la piacevole Claire, giovane affascinante, minaccia con il suo Hikikomori l’anziano colto Virgil. Le prime scene inquadrano il personaggio e le sue fobie. La sua eleganza è esaltata mentre è di fronte a un immenso armadio, dove sono sistemati i pregiati vestiti. Poi passa in un altro spazioso guardaroba riservato esclusivamente ai guanti. Perché i guanti sono la sua difesa per evitare contatti fisici con le altre persone. Da questo inizio, il regista pone chiaramente le sue condizioni umane. La sua eleganza e la sua classe sono, in una sequenza successiva, messe a confronto con la sua condizione personale: la solitudine. Nel solito ristorante, il cameriere gli porta una torta credendo che fosse stato il suo compleanno. E sulla torta una sola e triste candela: come solo e triste è Virgil. “Parlare con le persone è pericolosissimo.” Il film inizia bene, procedendo nella descrizione psicologica, mostrando un Virgil capace e abile nel suo mestiere. Eccolo battitore di asta, mentre con grande perizia dirige le battaglie a suon di offerte fra combattivi esperti d’arte. Il suo occhio è attento, la sua testa si muove come uno spettatore di una partita di tennis. Non solo, egli accompagna con delle freddure le varie fasi della battaglia, dimostrando la sua arguzia nell’affrontare una platea di eleganti signori e signore. La sua ossessione non finisce in questa maniera. Altre sfaccettature psicologiche, ricche di belle immagini ci sono mostrate da Tornatore. Perché l’uomo così ideale ha delle ossessioni talmente forti e incontrastabili da manifestare in segreto. È pieno di sé, arrogante, superbo ed è pure un truffatore espertissimo. La sua mania per le opere d’arte è compulsiva. In una camera nascosta, immensa, totalmente bianca, pura, immacolata, Virgil è avvolto da incommensurabili tele, di pregiatissimo valore, di artisti famosi. Tutti i dipinti ritraggono esclusivamente e rigorosamente donne. Lui si pone sulla sua poltrona e osserva, anzi è osservato dalle sue virtuali donne. È un drogato della vita, anche lui si autoesclude nel suo paradiso bianco pieno di femmine. Una carrellata disordinata ci mostra i volti delle sue signore, come dei fantasmi o dei sogni appaiono nella mente di Virgil. La pellicola di Tornatore è un insieme molto pulito d’immagini, tutte ricercate, tutte volutamente perfette. Il suo scopo è dettare il dna del personaggio centrandolo con grazia. “Io non possiedo telefoni cellulari”, poi si cambia registro e stile linguistico. La casa diventa un mistero, i particolari si arricchiscono. Ma la villa, con un campo lungo s’intravede circondata da gru edili. Intorno si costruisce, mentre al suo interno Virgil è pendant con un affresco al muro. Il lungo viaggio all’interno della mente dell’antiquario si termina a Praga. Tornatore guida con eleganza gli attori verso una conclusione un po’ forzata e azzardata, però mantiene vigile la sua eleganza visiva.