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In April the Following Year, There Was a Fire - Sin maysar fon tok ma proi proi
Anno: 2012
Regista: Wichanon Somunjarn;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Thailand;
Data inserimento nel database: 10-07-2012


“Il matrimonio è solo questione di buste.” Il giovane regista tailandese Wichanon Somunjarn ama il cinema. Sente dentro di sé l’impulso folle di combattere contro la sventura di trovare finanziatori disposti a credere, a scommettere insieme a un idealista cinefilo. Wichanon Somunjarn invia alla 48° Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro il suo primo lungometraggio: In April the Following Year, There Was a Fire (in originale Sin maysar fon tok ma proi proi). Siamo di fronte a un generoso esempio di film in un film. Si parte da un forte colore chiaro, bianco abbondante. Un ragazzo è bloccato all’ingresso di una strada di Bangkok. Un addetto alla sicurezza gli chiede di fermarsi perché stanno girando un film. O meglio stanno registrando un Indie Movie: un film indipendente a basso – bassissimo - budget. La pellicola è destinato ai soli festival cinematografici del mondo; non sarà possibile vederlo nelle comode e seducenti sale di Paragon Shopping Centre. La prima citazione è al maestro del Indie Movie tailandese: il pluridecorato Apichatpong Weerasethakul. Il ragazzo gli chiede se fosse un film come Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti. Sì, è proprio l’esempio perfetto. Dopo il prologo, descrittivo della posizione del film, si inizia a raccontare la storia. Nhum è un ragazzo. Vive a Bangkok. Durante il Songkron festival va a trovare il padre nella sua casa a Khon Kaen, nella provincia tailandese. Nhum rincontra gli amici e una ex compagna di scuola di cui aveva una passione. Le inquadrature sono classicamente riprese con telecamera ferma, con dei lunghi movimenti, con un silenzio profondo. Solo un flash back piuttosto aggressivo – per la tipologia del film – racconta l’incendio della casa in cui abitava da bambino. In questo frastuono silenzioso, il carattere di Nhum è incompiuto, nasconde una sofferenza, un vuoto. Egli è ripreso dolcemente, inattivo, distratto, sempre infuocato dalla calda luce solare, anche all’interno della casa. I rumori caotici di Bangkok arrivano attraverso i telegiornali. È l’epoca delle rivolte delle camicie rosse, le quali nel 2010 occuparono il centro di Bangkok contro la politica del governo. Il sentimento di ribellione delle campagne – che alimentavano il popolo degli invasori – si scontrò con i soldati del potente esercito tailandese, sensibile alle esigenze della capitale e della ricca nascente borghesia. La cronaca ci racconta come finì l’invasione. Nhum non mostra alcuna esigenza politica, ma nei dialoghi manifesta il sentimento di contrasto con la capitale: “Quelli di Bangkok sono così.” La storia prosegue con scene spezzate, racconti rinchiusi in una immagine, con la timida passione di Khoen per la compagna di scuola rivista dopo tanto tempo. Il tutto ripreso delicatamente, in modo soffice, timido, educato. Il racconto si chiude con il ritorno di Khoen a Bangkok. Khoen ha studiato ingegneria, ma ora sogna di dirigere un film …