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Musi neri
Anno: 2012
Regista: Filippo Biagianti;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 25-06-2012


“Laggiù siamo tutti uguali … siamo tutti neri.” La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro raggiunge la sua 48° edizione. Oltre il concorso, quest’anno sono previsti un evento speciale riservato a Nanni Moretti e uno studio sul documentario italiano. In AvantFestival è stato presentato il documentario Musi Neri di Filippo Biagianti. Il film è dedicato alle migliaia di minatori italiani in Belgio. Alla fine della secondo guerra mondiale la povertà, le condizioni del paese erano indescrivibili. Il governo De Gasperi stipulò un accordo con quello belga. I termini della collaborazione stabilivano: per ogni minatore inviato in Belgio il governo italiano riceveva una quantità di carbone, un aiuto fondamentale vista la catastrofica condizione economica. L’arrivo di uomini sarà costante fino all’8 agosto 1956 quando nella miniera di Marcinelle, un quartiere nella periferia di Chaleroi, un incendio provocò la morte di 262 persone. Il documentario ha la struttura del video familiare; una telecamera con delle intervista ai minatori ancora in vita, qualche immagine dell’epoca, un viaggio a Marcinelle durante la celebrazione dello scorso anno. Il tutto amalgamato da una musica eccessiva, ingombrante e inutile. La struttura del video amatoriale è evidente, eppure, nonostante, i limiti linguistici e alcune cadute da video da prima comunione, il documentario ha una sua struttura efficace, fino a raggiungere un intenso pathos nel finale. Il merito spetta alle tante belle facce dei minatori intervistati. Persone vere, attendibili, credibili, con i quali accendiamo una empatia istantanea, grazie alla loro sincera emozione e alla loro indubbia onestà. Sono esempi vitali, in un momento politico dove il giovanilismo fine a se stesso trova la sua esaltazione, questi personaggi, ventenni al momento della loro partenza, ci consegnano la loro verità. Oggi i ragazzi si lamentano di essere scarsamente rappresentati, di avere una società con poche possibilità per loro. La risposta e la loro vergogna nasce dai loro coetanei del 1945. Con la povertà assoluta, con nulla da mangiare, con zero possibilità trovano la forza, non nella società, ma dentro di loro, accettando un lavoro terrificante in una terra straniera. I documentari dovrebbero avere una struttura semplice ma nello stesso tempo all’avanguardia come idee e tematiche. Il film Musi neri è solo uno spaccato dell’accaduto senza agganci alla realtà o al futuro, senza tematiche ribelli. Per questo il linguaggio è costante, lineare ma nello stesso tempo genuino e naturale.