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L’altra faccia del diavolo - The Devil Inside
Anno: 2012
Regista: William Brent Bell;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 06-04-2012


“Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa.” Il 29 giugno del 1972, durante la festa di Pietro e Paolo, Papa Paolo VI pronuncio questa mefistofelica frase, con la quale confermava la potenza del diavolo. Egli aveva il timore di un lucifero così influente da poter aver raggiunto i palazzi dei difensori dell’umanità contro il demonio. Il regista William Brent Bell conosceva la frase di Paolo VI e della sua angoscia per difesa della Chiesa? Ogni stagione cinematografica ha un film sull’esorcismo. Descrivere i successi del diavolo e gli eroici tentativi di poveri sacerdoti per sconfiggerlo è uno struggimento impellente. Usando questo pensiero possiamo giustificare i nostri errori e nostri nefandi comportamenti; colpevolizzando il povero diavolo e rendendo più semplicistico il nostro modo di vivere, fino a giustificare anche le più spaventose scelleratezze del nostro agire. Nel 1989 in una casa degli Stati Uniti, due preti ed una suora sono trovati morti, uccisi in modo allucinante. Tutto lascia intravedere la celebrazione di un rito esorcistico; la colpevole di tanto scempio è una donna, Maria, sospettata di possessione demoniaca. Nel 2009 la scena si sposta a Roma dove Maria è stata internata nell’ospedale psichiatrico del Centrino. Ci rimane indefinibile il motivo per cui Stati Uniti ‘’regalano’’ una donna colpevole di triplice omicidio al Vaticano; durante il film è importante non farsi mai tante domande e mantenere il cervello a un filo di acceleratore. Dopo la premessa troviamo la figlia di Maria a Roma con un cameraman. Vorrebbe girare un film sulla madre. Nonostante il tempo passato lei non è ancora in grado di intuire i motivi del tragico e tremendo delitto. Utilizzando questa motivazione, il regista si concede a un The Blair Witch Project satanico. Tutto ciò che vediamo del film è ripreso dalla telecamera del cameraman. Abbiamo quindi riprese incerte, ferme, movimentate tutte disegnate dalla mano dello sconosciuto operatore, Il regista, nel tentativo di affibbiare alla storia un sottofondo da documentario, sopravaluta l’opinione di se stesso. Lo spettatore potrebbe avere qualche piccolo dubbio sul procedere degli avvenimenti e sulla presenza del diavolo, allora William Brent Bell presenta le vicende come un documentario, perché il genere è considerato – erroneamente – una rappresentazione vera del reale. Poiché questa concezione del cinema è inopportuna, a partire dalla sempre più diffusa imbarazzante e fuorviante abitudine di scrivere in premessa “tratto da una storia vera”, il risultato per L’altra faccia del diavolo è ameno. Il film prosegue aumentando lo sconcerto generale. A dare maggiore conforto ai registi desiderosi di cimentarsi con il genere ha provveduto generosamente il Vaticano. Infatti, il 13 ottobre del 2005 all’Università Pontificia, si è inaugurato ufficialmente il corso per esorcisti. I voraci registi hanno addentato immediatamente questa educativa iniziativa, come è successo anche nel film Il rito. Certo in questo momento di difficoltà nella scelta degli studi e di impossibili prosepttive di occupazione, essere un esperto esorcista potrebbe avere più speranze lavorative che una laurea in giurisprudenza. La figlia partecipa a queste lezioni. Durante gli studi incontra due preti e inizia con loro un’esplorazione nel comico che avrebbe provocato l’invidia di Ciccio Ingrassia, mitico L’esorciccio nell’omonimo film. I due preti sono degli esorcisti abusivi, membri di una rete clandestina segreta, con lo scopo di praticare riti in nero e magari anche senza fattura. Il loro scopo è accettare tutti i casi rifiutati dal cattivo Vaticano, perché la Santa Sede non crede più nel diavolo (no, il regista non conosce Paolo VI). Non finiscono più le bestialità della storia. Il medico italiano curante di Maria, non crede nella possessione diabolica e non ci pensa neppure a praticarlo. Eppure consente a due preti di rinchiudersi con la donna e la figlia in una sala dell’ospedale. Un prete indemoniato affronta la polizia italiana. Un poliziotto entra nella stanza dove è rinchiuso. Urla, rumori infernali e l’agente esce quasi piangente perchè il sacerdote indemoniato gli ha rubato la pistola. Ecco spiegato il motivo per cui il film è ambientato in Italia: nessuno negli Stati Uniti si sarebbe permesso di trattare in questo modo un poliziotto americano. C’è poco da aggiungere, salvo cercare di intuire il successo ancora attuale dei cinema sulla possessione demoniaca. Potrebbe essere che il demonio giustifica il male e la morte con cui conviviamo? La paura che il male sia dentro di noi, senza nessuna nostra possibilità nel contrastarlo. Il timore di poter essere vittime inconsapevoli di scelte sbagliate. La difficoltà della più antica istituzione politica del mondo – il Vaticano – le cui scelte appaiono non sufficienti.