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Una separazione - Jodaeiye Nader az Simin
Anno: 2011
Regista: Asghar Farhadi;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Iran;
Data inserimento nel database: 28-10-2011


“Il peccato me lo prendo io.” Nella capitale dell’Iran Teheran, una famiglia della classe media, vive un momento di difficoltà. Lui lavora in una banca, lei è insegnante. Hanno una figlia di 11 anni. Testimonianza visiva del livello culturale e sociale della coppia è la bella casa, piena di libri, di fotografie, di cui di un pellerossa. Hanno ricevuto i visti per trasferirsi all’estero, ma lui respinge quest’opportunità – entrando in conflitto con la moglie - perché suo padre è solo in casa ed è malato di alzheimer. La moglie chiede la separazione e va ad abitare con i suoi genitori. Rimasto solo l’uomo deve affrontare la gestione della casa, della figlia e del padre malato. Assume una domestica, e iniziano i problemi. Il seguito è un vivace scambio di colpi, d’accuse, processi, tribunali, prigione, tutta una serie di confronti e dispute di quotidiana vita iraniana. Ad intervallare accuse e difese c'è sempre la propensione religiosa dei protagonisti, maggiormente accentuata in alcuni. Di fronte al pericolo di giurare il falso, la storia troverà la sua soluzione giuridica, ma anche quella personale e familiare. La sconfitta è certa per un’accentuata propensione a non raggiungere un ragionevole compromesso. Saranno i due uomini – ostinati ed insensati – a non controllare l’impeto, mentre le donne avranno il compito di orchestrare una risoluzione equa. La pace raggiunta avrà un destino beffardo per l’eterna incapacità degli uomini di mostrare senso di responsabilità. Il film è uno spaccato di vita. Non è un film urlato, è una storia accettabile per tutte le latitudini, compresa la censura iraniana. Il regista gira attorno ai problemi in modo onesto, non vuole insistere in situazioni contrastanti e pericolose. Perciò la storia ha un linguaggio di basso profilo, mantenendo elevata la qualità artistica. Il regista si spinge con una fasulla moderazione, riuscendo a modellare una storia intensa, con un’espressività densa d’emozioni. La scuola cinematografica iraniana è di valore per capacità linguistiche, perciò il regista ha allestito un bel prodotto, nonostante la scarsità di mezzi a disposizione. Gli attori lo aiutano molto in questa sua caparbietà. Il padre, colpito dall’alzheimer, sostiene una ribellione umana. Non dovrebbe comprendere l’ambiente circostante, eppure è lui a esprimere per primo un moto di disappunto nei confronti della coppia. E ci riesce molto più della figlia adolescente. L’amore del figlio per il padre è esemplare e commovente. Il regista si turba a sua volta, seguendo il vecchio padre con tanti minuscoli gesti fisici. E’ lui il perno su cui ruota la famiglia. Invisibile, malato eppure il suo ruolo è quello di mostrare le debolezze di tutti, comprese quelle della domestica. Altra chiave di lettura è quella della verità e della menzogna. Tutti mentono, tutti si ingannano a vicenda, solo il padre malato è escluso da questo meschino commercio. Nessuno ha interesse per la sincerità, tutti hanno uno scopo personale. Le sfide fra i bugiardi iraniani continueranno fino ad essere smascherate. Il deux ex machina della verità sarà, nella più laica coppia borghese la figlia, perché solo nella continuazione delle generazioni i genitori accettano di credere. Per la domestica e suo marito – emarginati e disgraziati – sarà la religione a riportare il giudizio veritiero su dimensioni concrete. Questi due modi sono dettati da tutta una serie di segnali con cui sono circondati le varie ambientazioni. Il clima - umano e sociale - iraniano è uguale all’ultima cinematografia. Tutta la storia è immersa di un’atmosfera profonda. I disagi sono quasi tutti al femminile, le famiglie sono disturbate da continui intervalli. La denuncia sociale è presente, scarsamente direttamente politica per ovvie ragioni, ma costante nelle storie. Una separazione si differenzia dalla presenza del padre, da un finale aperto work in progress, e dal vivace conflitto fra le due coppie. Inoltre c’è l’ambientazione borghese della pellicola. E’ talmente borghese da includere la mancanza di chiarezza nei motivi reali della separazione. Non si comprende se le due coppie si amano ancora. Molte sono le bugie dei protagonisti, e forse altre ci sono tenute nascoste. Nonostante lo scenario classista dello scontro fra le due coppie, al film manca una ribellione più sentita, come quella dei tifosi di Offside, o i tumulti musicale dei I gatti persiani.