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Comedian Harmonists
Anno: 1999
Regista: Joseph Vilsmaier;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Germania; Austria;
Data inserimento nel database: 15-02-2000


Comedian Harmonists

Comedian Harmonists

Regia: Joseph Vilsmaier
Sceneggiatura: Klaus Richter
Fotografia: Joseph Vilsmaier
Produzione:Hanno Huth, Reinhard Kloos, Danny Krausz
Interpreti: Ben Becker, Heino Ferch, Heinrich Schafmeister, Max Tidof, Kai Wiesinger, Meret Becker
Origine: Germania, 1997
Durata: 114 min.

Come molte storie vere raccontate sullo schermo anche in Comedian Harmonists (I commedianti armonici) le didascalie finali comunicano le ultime informazioni sui destini dei protagonisti, rivelando la preoccupazione principale di questo film: trasmettere un punto di vista la cui ideologia deve apparire sempre chiara perfino nei minuscoli dettagli dell'inquadratura. Un esempio lampante è il viaggio del sestetto vocale negli Stati Uniti d'America. Le immagini cartolina raffigurano il ponte di Brooklyn in tutte le pose, gli spazi verdi del Central Park e la sagoma inconfondibile della statua della Libertà. Durante l'esecuzione musicale nella portaerei Saratoga, Vilsmaier si sofferma sulle ordinate file dei soldati. Tra loro la cinepresa indugia su un soldato di colore che, in balia delle melodie, non riesce a frenare l'impulso di muoversi a tempo di musica.

Illustrazione non casuale, giacché questo semplice gesto ci fornisce l'informazione che dall'altra parte dell'oceano il razzismo non esiste, neri e bianchi hanno gli stessi diritti, e il patriottismo a stelle e strisce allinea i suoi uomini negli eserciti con pari diritti.

Comedian Harmonists segue il meccanismo della denotazione\informazione. Poco importa se, in base a tale procedimento, le scenografie della società tedesca durante l'avvento del Terzo Reich, con la radio che diffonde le note della band musicale e gli sfoghi di intolleranza di Hitler, diventino quasi un quadro folkloristico dei tempi, risultato inevitabile della somma dei vari stereotipi sulle vicende tragiche degli ebrei. Le vetrine rotte, le scritte offensive, le riunioni folli dei gerarchi, il fascino seducente del potere nazista nelle giovani generazioni (è questa la dimensione più inquietante, ma lasciata ai margini della storia), l'incredulità dei primi perseguitati compresi i tre ebrei componenti del gruppo. La parte musicale segue anch'essa luoghi già visti, come il reclutamento dei musicisti da parte dell'arrangiatore Harry Frommermann, la prima deludente audizione e poi, naturalmente, la scalata verso il successo internazionale, che comprende il suddetto viaggio americano, le schermaglie amorose tra Harry, Robert e la bella Erna, studentessa e commessa del negozio di strumenti musicali gestito da una coppia anziana di ebrei. In tale repertorio convenzionale qualche scheggia rimane per fortuna da salvare: gli incontri nei bordelli tra fumo, donne e champagne, i numeri musicali del gruppo, tra i quali resta insuperabile la lunga session in cui alcuni di loro si cimentano nell'imitazione di strumenti a fiato e le canzoni ironiche e surreali da "La bella Isabella di Castiglia" a "Auf Wiederseh'n, My Dear" e "Creole Love Call".