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Hahithalfut - The Exchange
Anno: 2011
Regista: Eran Kolirin;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Israele;
Data inserimento nel database: 16-09-2011


Esempio di regressione sociale ed umana. Una giovane coppia israeliana ha la sua vita. Entrambi lavorano, entrambi si vogliono bene, entrambi possono deliziarsi in un’attività sessuale soddisfacente. Tutto apparentemente procede correttamente, come la città israeliana sullo sfondo, apparentemente anche essa tranquilla. Ad un certo punto il marito torna a casa a recuperare un oggetto dimenticato e qui improvvisamente è colpito dalla sua regressione psicologica. Diventa un alienato nei confronti della propria vita, la disconosce. La sua ‘’anima’’ subisce una dicotomia rispetto al momento in cui la vive. Tutto diventa falso e diverso, l'uomo non riesce a comprendere le motivazioni e neppure noi. La chiave di lettura più facile è quella sociologica. Una società israeliana incapsulata nelle proprie paure ed ossessioni. A questa visione contribuisce l’episodio del campeggio nel rifugio atomico posto all'interno del palazzo. Eppure non potrebbe essere così semplice. Il linguaggio del regista è più basato sull’introspezione visiva; caricando immagini riprese da distante come appartenenti ad altri e silenzi introspettivi. Ad aiutarlo in questa lettura appare il vicino altrettanto estraniato rispetto alla sua vita. Le due visioni, quella sociale e quella psicoanalista, convivono nella visione di insieme. Ci sarebbero delle accelerazioni da compiere, una ironia da levigare, soprattutto una lettura lirica da accentuare. Queste qualità mancano, non consentendo al film di avere una partecipazione più emozionante.