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Jultak dongshi - Stateless Things
Anno: 2011
Regista: Kim Kyungmook;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Corea del Sud;
Data inserimento nel database: 16-09-2011


Kim Kyungmook è uno sbarazzino regista coreano. Come tutti i giovani assorbe la realtà intensamente. Le passioni si potranno edulcorare grazie all’esperienza, ma nel frattempo sono immesse nella realtà così come istintivamente percepite. E’ questo lo stile del giovane regista coreano. Intreccia degli episodi di vita coreana, situazioni ai margini della società. Ci sono mostrate le difficoltà, le tensione umane e psicologiche dei personaggi. Lo scopo del regista è tendere ad un’analisi sociale, soprattutto nella descrizione dei disagi e del mobbing a cui alcuni lavoratori sono sottoposti presso una stazione di servizio. Apparentemente la società coreana è un tessuto forte, confuciano, unito e socialmente compatto. Negli anni novanta una profonda crisi finanziaria colpisce la Corea del Sud, costringendola a richiedere un finanziamento al Fondo Monetario Internazionale. In poco tempo ci fu una mobilitazione popolare, furono raccolti soldi ed oro per rimborsare il debito anticipatamente, simbolo di una vergogna nazionale da eliminare quanto prima. Questo è l’atteggiamento coreano. Oltre l’apprensione sociale; da un’ampia finestra di un appartamento in un palazzo borghese, possiamo analizzare altri momenti di costrizione personale: il forte disagio di un uomo maturo e sposato per la sua relazione con un giovane ragazzo mantenuto. Tutto l’imbarazzo dell’uomo di fronte alla sua relazione, c’è raccontato con voluto realismo, unendo dolcissime immagini ad altre di profonda ira. Il regista appare quasi accarezzare gli attori per poi proiettare sull’immensa città coreana il patimento provato. Kim Kyungmook un regista acerbo, ma di potenzialità umane e creative.